Enoframmenti di Collisioni … il Friuli Venezia Giulia in Degustazione
Sull’onda dei grandi bianchi autoctoni nel territorio di Collisioni 2014, i vini del Friuli Venezia Giulia sono tornati a Barolo in veste di ospiti ufficiali, per il secondo anno consecutivo, supportati dall’Ersa (Agenzia regionale per lo sviluppo rurale) e dal consorzio delle DOC-FVG.
Presente la quasi totalità dei terroir friulani e le relative doc. In particolare il Carso, in grande spolvero, che sta un po’ mettendo in difficoltà le atre doc friulane, COF e Collio in primis.
Ciò che balza subito all’occhio anche dei meno esperti è l’elevata frammentazione di denominazioni di questo territorio. Per una diffusione in più larga scala, specie all’estero, ci vorrebbe una sorta di denominazione unica o comunque qualcosa che le raggruppasse, senza perdere la specificità di ciascun territorio, la cui unione ne fa uno dei cinque migliori terroir al mondo di produzione di vini bianchi. Una nomea che viene da una storia millenaria, visto che già in epoca romana c’erano produttori friulani che vinificavano. Un problema atavico, questo del nostro sistema vino, che non credo riusciremo a risolvere semplicemente parlandone.
Nomi di gran calibro quelli presenti alla degustazione, come il giornalista Stephen Brook di Decanter e Cathy Huyghe di Forbes, guidati proprio da Ian D’Agata, ideatore e curatore del progetto di vino di Collisioni 2014. Immancabili e fondamentali anche i produttori in rappresentanza dei 12 vini (ndr.: un po’ tantini per apprezzarli al meglio tutti in soli 60 minuti!).
Il via è toccato al bel trittico di Pinot Grigio, il vino più prodotto in Friuli, stessa annata 2013 ma da tre territori diversi, Isonzo, Collio e Colli Orientali.
Ian ha sottolineato come il Pinot Grigio, scarsamente apprezzato all’estero, trovi nella nostra terra maggiore accoglienza, confermato da un Stephen Brooks che li ha trovati interessanti ma troppo maturi e poco freschi, e subito smentito da Cathy Huyghe piacevolmente sorpresa da come a tanta quantità di Pinot Grigio si possa accoppiare tale qualità e diversità, nel rispetto delle caratteristiche di ciascun vitigno.
Un fantastico confronto, un interessante dibattito in cui il Friuli ne esce comunque lusingato. Veniamo a descriverli allora questi nostri protagonisti.
Drius DOC Isonzo Pinot Grigio 2013: vino giovane, franco, di massima intensità olfattiva e buona finezza e grande persistenza, un fruttato classico di pera e mela mature, un finale di mandorla dolce e miele. E’ un vino che si apprezza soprattutto per la sua struttura data proprio dai terreni ghiaiosi calcarei di Isonzo. Sarebbe interessante berli tra qualche anno, come ha sottolineato il produttore Mario Drius.
Toros DOC Collio Pinot Grigio 2013: colore più intenso rispetto al primo, buona viscosità, assoluta franchezza, al naso elegante con sentori leggermente fruttati, in bocca sapido, di grande equilibrio, ed anche qui con una nota dolce sul finale.
La Sclusa DOC Friuli Colli Orientali Pinot Grigio 2013: colore leggermente ramato dovuto alla criomacerazione per circa 10 ore, profumi molto più complessi che, oltre al fruttato e floreale, si spingono verso delle note erbacee.
A ruota, Il vitigno che più si identifica con questo territorio, il Friulano, con vini longevi e sapidi, grazie anche a Mario Schiopetto e Livio Felluga (in questi giorni compie 100 anni!), promotori della loro vinificazione in purezza già negli anni 60, sono quelli provenienti da Isonzo, Collio e Colli Orientali.
Ronco del Gelso DOC Isonzo Rive Alte Friulano Toc Bas 2012: un giallo paglierino dai riflessi d’oro, limpido, brillante, profumo delicato di fiori, grande concentrazione, un mix perfetto di corpo, alcolicità, acidità e sapidità, con un finale di mandorla amara.
Mario Schiopetto DOC Collio Friulano 2013: un colore leggermente più scarico, con un fruttato di mela e albicocca con una nota erbacea e di solventi. Un vino meno acido ma più equilibrato con un finale che ci sorprende.
Gigante Adriano DOC Friuli Colli Orientali Friulano Vigneto Storico 2012: come ha testimoniato anche Adriano, stiamo parlando di un vigneto antico, di oltre 70 anni. Anno dopo anno la buccia tende a inspessirsi, sicuramente si perde in resa ma si acquista in qualità, in struttura, in “storia”. Oggi è una produzione biologica, anche se su questo vigneto si lavora in maniera naturale da più di 50 anni, con la necessità di lavorare ancora per “avvicinare la natura alla bottiglia”. Al naso spicca il floreale, l’agrumato ed erbe essiccate, di corpo ma fine al tempo stesso. Una grande alcolicità molto ben bilanciata da morbidezza e sapidità. Un vino con grandi possibilità di evoluzione negli anni.
DI seguito i tre blend degustati.
Borgosandaniele IGT Venezia Giulia Arbis Blanc 2012: giunti ormai alla loro 24° vendemmia, i fratelli Mauri (Mauro e Alessandra), subito dai primi anni hanno utilizzato le pratiche della biodinamica. L’Arbis Blanc (arbis espressione dialettale ad indicare “ erba”) è un po’ il vino della memoria, poiché si adotta una sorta di metodo solera, utilizzando la tecnica della botte piena su botte piena. In pratica si vuota la botte con il vino dell’annata precedente e la si riempie con quella dell’annata in corso e poi successiva, in modo quindi che si mantenga la memoria storica dei lieviti e dei residui della botte. L’annata 2012 è un blend di Friulano 20%, Chardonnay 20%, Pinot Bianco 20% e Sauvignon 40%. Elegante, equilibrato, di corpo, con una sapidità che si sente fina dal primo sorso ed un finale dolce, mandorlato.
Livio Felluga Rosazzo DOCG Abbazia di Rosazzo 2012: in gestione da qualche anno a Livio Felluga, che ha riportato in auge una delle DOCG più piccole in Italia, un blend di Friulano, Pinot Bianco, Sauvignon, Malvasia, Ribolla Gialla. Al naso complesso, sentori di frutta fresca matura, albicocca, banana, floreale, e con note speziate e minerali. Grande ricchezza di estratto, una morbidezza che avvolge con una leggera dominanza acida ma nel complesso armonico.
Ronco dei Tassi DOP Collio Bianco Fosarin 2013: originariamente i vitigni erano Friulano, Malvasia Istriana e Ribolla Gialla. Nel 1994 la famiglia Coser ha deciso di togliere la Ribolla Gialla ed utilizzare Pinot Bianco vinificato in barrique per 5/6 mesi. Un erbaceo molto accentuato ma allo stesso tempo elegante, grande persistenza che termina con una nota di dolcezza molto ammaliante.
Chiudo in bellezza con due Sauvignon.
Castello di Spessa DOC Collio Sauvignon Segrè 2013: classica foglia di pomodoro verde di estrema eleganza, in bocca note erbacee, corpo e acidità ed un’ottima persistenza gustativa, dovuta anche alla surmaturazione delle uve.
Volpe Pasini DOC Friuli Colli Orientali Sauvignon Zuc di Volpe 2013: da un punto di vista visivo probabilmente il vino più “bello” degustato, anche qui l’erbaceo è predominante, buona sapidità, ma soprattutto un’acidità notevole che non dona grande armonicità ma sicuramente dà a questo vino un carattere forte.
Finale in dolcezza con un Ramandolo DOCG 2003, il 12° vino in degustazione, di Vizzutti Sandro e Marco. Solo 60 ettari vitati nell’intera DOCG con 300.000 bottiglie prodotte dalla totalità dei produttori, che si tramandano verbalmente tutte le tecniche di vinificazione e affinamento per creare un vino così eccezionale. Più che degustarlo me lo sono goduto.
“Siamo persone semplici noi friulani, chi viene da noi trova la schiettezza di un’amicizia duratura” (cit.)
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