Corriere del Vino – Divin Natale 2019: i 15 rossi per il pranzo di Natale
Articolo pubblicato a dicembre 2019 su Corrieredelvino.it (https://bit.ly/36Bfv8I)
Continuano i suggerimenti sulla scelta della bottiglia di vino per far felice i vostri commensali più esigenti durante le festività natalizie.
E così, dopo le proposte per il cenone della vigilia (leggi qui), ecco i 15 rossi selezionati per voi dalla redazione del Corriere del Vino per il pranzo di Natale.
Iniziamo dai vini prodotti dal vitigno a bacca rossa più elegante e affascinante, il Pinot Nero. Borgogna la sua patria, ma nei secoli in alcune aree vitivinicole italiane ha trovato una sua piccola terra d’elezione, come Alto Adige, Trentino o l’Oltrepò Pavese.
Il Barthenau Vigna S. Urbano di Tenuta J. Hofstätter è il Pinot Nero di riferimento, senza se e senza ma. Espressione di un prestigioso cru collocato nel cuore dell’area più vocata, l’altopiano di Mazzon, circa 25km a Sud di Bolzano in Bassa Atesina, divenuto tale grazie al lavoro e alle capacità di Paolo Foradori, riconosciuto da tutti come il padre del Pinot Nero, e papà di Martin Foradori Hofstätter, oggi quarta generazione alla guida dell’azienda.
I filari di Pinot Nero di Tenuta Mazzolino si inerpicano a 360 gradi lungo una collina dell’Oltrepò con pendenze dal 40% al 70% a formare un corpo vitato unico come i “clos” in Borgogna. Qui si produce il Noir, da 30 anni sempre dalla stessa Vigna Regina, trenta millesimi in bottiglia tutti ancora disponibili per l’acquisto.
In Oltrepò fu il Conte Augusto Carlo Giorgi di Vistarino ad importare le prime barbatelle di Pinot Nero a metà del 1800, oggi sono circa 120 gli ettari a Pinot Nero di Conte Vistarino nella Tenuta di Rocca de’ Giorgi dai cui si produce il Pernice, un cru suadente, elegante e molto equilibrato.
Il passo dal Pinot Nero al Nebbiolo è breve visto le somiglianze e gli intrecci più che secolari tra questi due enoici enfant terrible, e il Barolo Riserva Ravera “Vigna Elena” di Elvio Cogno ne è un fulgido esempio. Prodotto solo nelle grandi annate, un Barolo senza compromessi che gioca tutte le sue carte sulle note dell’eleganza più assoluta. Come anche il Barolo Riserva Bussia 90dì di Giacomo Fenocchio, con la riscoperta dell’antica e tradizionale tecnica di macerazione a cappello sommerso che può arrivare fino a 90 giorni per donare importanza al vino senza trascurarne l’eleganza.
Analogie con il Pinot Nero, per quanto riguarda finezza olfattiva e gustativa, le possiamo anche ritrovare sull’Etna e se ne sarà accorto anche Carlo Ferrini che non ha resistito al fascino del Nerello Mascalese e dei suoi alberelli centenari a dimora a quasi 1.000 metri. Poco più di un ettaro per questi Alberelli di Giodo di grande freschezza ed equilibrio. L’eleganza come fil rouge anche sulle alte colline della Maremma Toscana dove il Sangiovese in purezza Altaripa di Poggio Cagnano ha trovato un habitat ideale per esprimere al meglio le sue caratteristiche di finezza, verticalità e persistenza.
La collina del Montello, non solo campo di battaglia durante la prima guerra mondiale o piste e sentieri per tanti appassionati di ciclismo, ma anche territorio vitivinicolo dove si sta recuperando un’antica varietà autoctona a rischio estinzione, la Recantina, da cui si producono dei vini color rubino, dai profumi intensi e avvolgenti, dal palato morbido e vellutato, come ad esempio Augusto Recantina Doc Montello di Giusti Wine.
L’autoctono Lagrein fa parte della storia e della tradizione enoica bolzanina, quindi il suo miglior rappresentante non può che essere il Lagrein Taber Riserva di Kellerei Bozen, la cooperativa di viticoltori composta da 224 famiglie. Dai vigneti di Gries (quartiere di Bolzano) di oltre 80 anni, matura per circa un anno in barrique francesi e botti grandi.
Passiamo ora a quello che ha segnato la storia del vino calabrese e la rinascita della viticultura meridionale, il Gravello di Librandi, un “SuperCalabria” in carne e ossa nato alla fine degli anni 80 da un uvaggio di Gaglioppo e Cabernet Sauvignon. Forgiato per la prima volta dalle sapienti mani di Severino Garofano, è un vino che gioca sui sentori fruttati e fa della beva agile, sapida e persistente il suo punto di forza.
Ritorniamo in Alto Adige per due Cabernet in purezza, il primo è il Cor Römigberg Cabernet Sauvignon di Alois Lageder, elegante, armonico, ricco, complesso e mai opulento, tra i migliori in circolazione. Il secondo è il Freienfeld Cabernet Sauvignon Riserva di Kellerei Kurtatsch, frutto dell’assemblaggio dei migliori vigneti nel territorio comunale di Cortaccia e prodotto solo se l’annata favorevole lo permette. Un vino potente supportato da una morbida trama tannica.
Le ultime 3 proposte riguardano sempre varietà internazionali che si sono così ben integrate, adattate, amalgamate ai diversi terroir toscani da essere ormai identificate con il territorio stesso. Parliamo del Cabernet Franc La Regola di Podere La Regola, che cresce non lontano dal mare a Riparbella, assurto a territorio d’elezione per il Cabernet Franc italiano. Vino elegante, profondo, con sapidità e freschezza in equilibrio e dalla notevole persistenza. Hide invece è un Syrah della Val di Cornia dell’azienda agricola Bulichella. Prende nome del suo fondatore Hideyuki Miyakawa, un giovanotto di 81 anni che nel 1960 a soli 22 anni partì in motocicletta dal natio Giappone per un giro intorno al mondo, e che per diversi motivi, tra cui l’amore per una ragazza Torinese che poi sarebbe diventata sua moglie, si ferma in Italia e non la lascia più. Il finale è tutto per il Giusto di Notri, l’anima di Tua Rita, cantina ubicata anch’essa sulle Colline Metallifere della Val di Cornia. Un taglio bordolese a base di Cabernet Sauvignon con saldo piccole quantità di Cabernet Franc e Merlot, che quest’anno con il millesimo 2017 ha festeggiato le nozze d’argento. Esprime forte il suo timbro minerale mentre la verve balsamica rende il sorso molto dinamico. Elegante la sua struttura tannica.
Non resta che darvi l’ultimo appuntamento con le 15 bollicine per brindare all’anno che verrà!
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