Il meglio del vino nelle cinque giornate di Milano

Articolo pubblicato a marzo 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2GEVC8a)

Lunedì 29 febbraio al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci è andata in scena la prima delle Cinque giornate di Milano. Chiaramente non si tratta della storica insurrezione, avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848 nel capoluogo lombardo che portò alla liberazione della città dal dominio austriaco, bensì delle cinque degustazioni, da definirsi comunque “rivoluzionarie”, organizzate da Civiltà del bere, nei pressi di dove l’anno scorso è stata reimpiantata l’originaria Vigna di Leonardo, donata alla città da Ludovico il Moro in segno di riconoscenza.

Simply the best è il nome di questo primo walk-around tasting. 94 i vini selezionati, tra quelli più premiati e inseriti nel Top delle guide vini 2016, la superclassica che, ogni anno, Civiltà del bere, stila mettendo insieme i risultati delle maggiori pubblicazioni nazionali, divertendosi così a scoprire quali sono le etichette ed i produttori più apprezzati dagli esperti del settore.

Rispetto all’edizione dello scorso anno, oltre ai risultati delle guide del Gambero Rosso, Veronelli, L’Espresso, Luca Maroni, Slow Wine e Bibenda, sono stati presi in considerazioni anche i premi assegnati dalla Guida essenziale di Daniele Cernilli e Ais Vitae.

Interessante è vedere come Civiltà del bere, da rivista prettamente riservata e dedicata al mondo business del vino, negli ultimi anni sta cercando di “comunicare” il vino non solo a un ristretto numero di operatori ma, sia grazie a degustazioni come questa, dal format alquanto classico che con una formula più smart, arrivare ad un più ampio pubblico di appassionati o neofiti, con lo scopo di comunicare il vino e farne cultura, passando il concetto di “bere vino sì, ma sempre in maniera responsabile” e facendo un po’ cadere le barriere di esclusività che ruotano intorno a questo mondo. Non è un caso che quasi un migliaio di enoappassionati hanno partecipato entusiasti all’evento.

Tra i vini che mi hanno emozionato, sorpreso, soddisfatto o semplicemente piaciuti eccone alcuni.

Toscana … Super

Ancora una volta il Cabernet del Bolgheri Sassicaia Doc 2012 (Cabernet Sauvignon 85%, Cabernet Franc 15%) di TENUTA SAN GUIDO ha messo d’accordo tutte le guide del panel, 8 centri su 8. Ma nella terra del Carducci, un Cabernet Franc in purezza ha toccato le corde delle emozioni oltre ad aver soddisfatto il palato! É il Poggio al Tesoro – Dedicato a Walter, Bolgheri Superiore Doc 2012 di ALLEGRINI, il vino più importante della tenuta dedicato da Marilisa e Franco Allegrini al fratello Walter, il vignaiolo valpolicellese amante di Bolgheri ed entusiasta precursore dell’arrivo della famiglia dell’Amarone in Toscana, prematuramente scomparso nell’estate del 2003.

L’Es di Freud Fino a Manduria

Per un’altra rivista l’ES il Primitivo di Manduria Doc 2013 di GIANFRANCO FINO è stato coronato per la quarta volta miglior vino rosso d’Italia. Qui si aggiudica come nel 2015 e nel 2013 il secondo posto, dopo che nel 2014 era stato premiato come miglior vino. Ma non è questo quello che conta per Gianfranco, che in pochi anni si è affermato tra i migliori viticultori italiani, proprio grazie all’ES, freudianamente definito, istinto, passione sfrenata, senza se e senza ma, al di là dello spazio e del tempo, quello spazio e quel tempo che dedica a difesa di maestà l’alberello, portatore di una storia antica.

Tutto questo ovviamente lo fa anche per amore della sua terra, amore per quel primitivo che ha fatto conoscere nel mondo donandogli notorietà ma soprattutto dignità al pari di grandi vini blasonati. Proprio quella Manduria, dove Gianfranco e sua moglie Simona han radicato la proprio vita e che cullano il sogno di realizzare la “loro cantina” tra le proprie vigne. Un desiderio che finalmente forse si avvererà per l’ambasciatore nel modo del primitivo.

La Sardegna in un bicchiere

Ciò che ho pensato quando ho degustato un trittico isolano. Al solito derby Turriga, Isola dei Nuraghi Igt 2011 di ARGIOLAS (Cannonau 85%, Carignano, Bovale e Malvasia 15%), versus Terre Brune, Carignano del Sulcis Superiore Doc 2011 di CANTINA SANTADI (Carignano 95%, Bovaleddu 5%), sul quale non riesco mai a dare un pronostico, si è aggiunto alla mia lista anche il Terre Rare, Carignano del Sulcis Riserva Doc 2010 di SELLA & MOSCA (Carignano 100%), un’azienda che seppur gravita nell’orbita di uno dei principali gruppi beverage mondiali, non ha perso il legame con la propria terra.

La sorpresa

L’Edizione Cinque Autoctoni 15 di FANTINI FARNESE, l’azienda di Ortona (CH) che in 20 anni è diventata leader in Abruzzo, e negli anni ha acquisito diverse proprietà soprattutto in sud Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia). Un vino che vuole dimostrare che con il meglio dei vitigni autoctoni del sud coltivati nelle diverse tenute si può ottenere un vino straordinario. Questa quindicesima edizione è prodotta con 33% Montepulciano, 30% Primitivo, 25% Sangiovese, 7% Negroamaro e 5% Malvasia.

Doppioconcentrato di dolcezza

Geograficamente quanto di più lontano ci possa essere, Südtirol e Isola di Pantelleria, un vino da vendemmia tardiva non completamente attaccata da muffa nobile, l’altro figlio della vite ad Alberello Pantesco e della sua pratica agricola, patrimonio mondiale Unesco. Un Gewürztraminer si confronta con lo Zibibbo, il Terminum, Vendemmia tardiva Alto Adige Doc 2012 di CANTINA TRAMIN e il Ben Ryè, Passito di Pantelleria Doc 2013 di DONNAFUGATA ma con lo stesso risultato: una piacevole dolcezza sorretta da una fresca vena acida che richiama altri sorsi.

Una sorprendente prima giornata del bere. Se le altre saranno come questa non resta che scoprirlo nel prossimo appuntamento, la Mappa degli Autoctoni, un viaggio in lungo e in largo lo Stivale, alla scoperta dei vitigni tipici italiani, da percorrere lunedì 21 marzo al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano in compagnia dei produttori e dell’intera redazione di Civiltà del bere.

[Photo Credit: Antonio Cimmino] , , , ,