AIS Sparkling Classic Summer per la quarta volta a Milano
Articolo pubblicato a giugno 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2Q2YUBG)
Come ogni anno, da ormai quattro edizioni, l’arrivo dell’estate si festeggia con il Sparkling Classic Summer, l’evento dedicato alle bollicine italiane da metodo classico!
La serata, organizzata dalla delegazione di Milano, diretta da Hosam Eldin Abou Eleyoun, dell’Associazione Italiana Sommelier, nasce per valorizzare la spumantistica italiana, sia quella ottenuta da vitigni autoctoni, come Falanghina, Glera, Greco, Grillo, Lambrusco, Malvasia, Nebbiolo, Moscato, Trebbiano, Verdicchio che dai grandi classici vitigni internazionali come Pinot Nero, Chardonnay, Pinot Bianco ormai di casa in Alta Langa, Oltrepò, Franciacorta, Trentino e Alto Adige, cuore delle principali denominazioni italiane per quel che riguarda il metodo classico.
Numerosa anche la presenza di produttori provenienti da Regioni, forse sulla carta meno famose, ma decisamente degne di esserci grazie ad alcune interessantissime interpretazioni di uno dei più importanti e antichi metodi di produzione di vino, come l’Emilia, l’Umbria, le Marche, la Campania, insieme a Puglia, Basilicata e Sicilia.
Di seguito una selezione dei protagonisti della serata.
Bollicine di Montagna
Come sempre la parte da leoni, in termini numerici, spetta alle case spumantistiche afferenti all’Istituto Trento Doc. 41 cantine sulle 44 consorziate hanno preso parte all’evento, compresi gli ultimi ingressi, Cantina sociale di Roverè della luna e Maso Poli entrate a far parte della squadra del Trentodoc alla fine dello scorso anno, e il recentissimo “acquisto”, Etyssa, che ha fatto proprio il suo debutto qui al Westin Palace di Milano. Tutto questo a rafforzare il rapporto che si è creato proprio tra l’Istituto di promozione di Trento e AIS, e che vedrà il suo apice con il Concorso Miglior Sommelier d’Italia – Premio Trentodoc che tradizionalmente assegna il titolo di miglior sommelier italiano e candida il vincitore alle finali mondiali. Tra le tante etichette presenti sono andato alla ricerca proprio di quelle che conoscevo meno, ma consapevole che Trentodoc fa sempre rima con eccellenza e qualità.
Il Maso Poli Brut Riserva 2010, 80% Chardonnay e 20% Pinot Nero, è dotato di una grande persistenza, e seppur affina per oltre 50 mesi sui lieviti presenta una freschezza molto interessante.
Ultimo nato in casa Revì è il Cavaliere Nero Rosé Riserva 2009 a rappresentare l’integrità, la purezza e l’eleganza del Pinot Nero dopo 6 lunghi anni di affinamento sui lieviti.
Ororosso 48 mesi Extra Brut di Cembra Cantina di Montagna, il Trentodoc che più mi ha stupito in questa tornata, nasce proprio nella valle più vocata, la cantina è la più alta del Trentino, oltre 700 metri s.l.m., ed insiste sul più importante bacino europeo di porfido, detto proprio Oro Rosso dagli abitanti della zona, che trasferisce a questo spumante sapidità e persistenza, oltre a finezza ed eleganza.
Non c’è serata Trentodoc senza il mio preferito, il Brut Riserva Methius 2010 dell’Azienda Vinicola F.lli Dorigati, sempre una garanzia!
Oltrepò in Fermento
Montecalvo Versiggia non dista tanto da Milano, eppure l’Oltrepò Pavese sembra un po’ fuori dalle direttrici che contano, un territorio che appare spesso abbandonato al suo destino, non ancora sufficientemente valorizzato.
Nella patria del Pinot Nero per fortuna non è così per tutti, ne sono un esempio due giovani fratelli Cristian e Stefano Calatroni, il cui amore e passione per questa terra, e in generale per questo mondo, sono eredità diretta di nonno Luigi. Mezzadro che nel 1964, con l’entrata in vigore della legge che aboliva la mezzadria, riuscì a riscattare quel piccolo lembo di terra di cui, con tanti sacrifici, si era preso cura da sempre e che poi Fausto, padre di Cristian e Stefano, e suo fratello hanno ingrandito e sviluppato fino ad arrivare agli attuali 15 ettari.
Oggi l’azienda si muove fra tradizione e innovazione, ha avviato alcune collaborazioni sviluppate insieme al professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano, ma soprattutto sta portando avanti un nuovo spirito di unione e condivisione con tanti giovani produttori pavesi dell’associazione Oltrepò in fermento, che credono nelle potenzialità di questo territorio, al momento inespresse, e che ci stanno mettendo entusiasmo, passione, lavoro e soprattutto sinergie per tirarle fuori.
Il Pinot 64 Brut 2012 (nome che evoca proprio l’anno di rinascita a nuova vita da produttori della famiglia Calatroni) è un Pinot Nero in purezza, la raccolta è manuale ed effettuata leggermente in anticipo, l’affinamento in bottiglia è di almeno 36 mesi. Al naso è floreale, fruttato, delicatamente agrumato e con note di crosta di pane per nulla invasive, mentre al palato sorprende per sapidità e per la piacevole beva. Buona la persistenza.
Il NorEma Rosé Pas Dosé 2012 non è altro che il nuovo nome dato al loro Cruasè (Oltrepò Metodo Classico rosato) da quando l’Azienda ha deciso di uscire dal Consorzio di Tutela, ed è dedicato a Nora ed Emma, la quarta generazione dei Calatroni ancora in erba. È un Pinot Nero in purezza che trascorre almeno 30 mesi di affinamento sui lieviti, si presenta con il classico colore buccia di cipolla, intensi i suoi profumi, l’ingresso in bocca è diretto, energico. Un metodo classico che si mette in mostra grazie a freschezza, sapidità e longevità.
Giochi di Vini
Marco Capra è un produttore vinicolo di Santo Stefano Belbo in provincia di Cuneo, che seppur ancora giovane, 35enne, è da quasi vent’anni che è alle prese con trattori, viti e cantina, da quando appena diciottenne prese in mano l’azienda agricola fondata da suo nonno Tommaso, visto che di studiare non ne aveva proprio voglia. Con il suo ingresso l’azienda cambiò notevolmente rotta, dalla produzione del classico vino sfuso per gli amici, diventato poi “un vino da damigiana” si è arrivati all’eccellente produzione odierna ricavata da circa 18 ettari distribuiti tra le Langhe e il Monferrato.
Prima del Marco “produttore” c’è Marco marito e padre attento e premuroso, che ha cercato un modo molto creativo di trasmettere il suo bagaglio di valori, sogni, progetti e passioni ai propri figli, trovandolo proprio nei giochi. Con la vendemmia 2009 inizia la produzione del suo metodo classico per festeggiare la notizia che sarebbe diventato presto padre e dedica così un vino speciale alla sua bambina. La scelta cade su Pinot Nero (70%) e Chardonnay, e un affinamento sui lieviti di almeno 36 mesi, ma quando manca poco alla sboccatura si rende conto di non aver ancora scelto né il nome né l’etichetta. Il caso vuole che in quei giorni il meccanico del paese sfrecci a bordo della sua incontenibile SeiTremenda, un’auto da lui modificata, e colpisce l’attenzione di Marco che fa suo quel nome. In fondo richiama sia la grande vivacità della sua bambina sia il “tre” e il “sei” dei 36 mesi di riposo sui lieviti, mentre l’etichetta nasce da una serie di grafiche ispirate ai giochi preferiti della piccola, l’orsetto, l’altalena, il triciclo, le palline, la giostra e lo scivolo. Nell’imbarazzo dello scegliere, le ha usate tutte.
Non ancora pago, sfruttando sempre la capacità dei bambini di apprendere tramite il gioco, Marco ha creato anche un divertentissimo “wine educational”, una specie di gioco dell’oca che prende come base le fasi della produzione del metodo classico, e relativi attori, e come pedine le placchette di alluminio dei tappi di spumante numerate da 1 a 6.
Degustando SeiTremenda non si può non tornare bambini, scoprendo magari che con il vino si può giocare oltre che sognare.
Una curiosità che va oltre i vini presentati durante questa serata: se per caso vi imbattete in un gioco con un bambino che esplora il mondo del vino in sella a qualsiasi mezzo (trattore, aereo, muletto, moto, macchina) non vi preoccupate, è l’omaggio di papà Marco al suo secondogenito nato con la vendemmia del 2012 a cui ha dedicato il Nebbiolo d’Alba Doc Testanvisca che in piemontese significa “testa calda”, “peperino”, ma soprattutto “persona con carattere”, proprio come questo nebbiolo che diventa indiscusso protagonista se chiamato in causa.
100% Veridicchio
Quella di Federico Mencaroni è una storia comune a tanti vigneron marchigiani.
Dopo aver studiato enologia (a Milano), essersi fatto una formativa esperienza sia in Italia (Umbria e Franciacorta) che in giro per il mondo (Argentina e Cile), nel 2009 torna a Corinaldo (AN) per creare i suoi vini, partendo proprio dalla cantina del nonno, e puntando sul vitigno autoctono bianco che reputa il migliore al mondo, il Verdicchio dei Castelli di Jesi. A differenza di altri suoi colleghi, si concentra soprattutto sulla produzione di metodo classico da lungo affinamento, seguendo la propria filosofia produttiva con la convinzione che quella sarebbe stata la strada giusta.
Tutti gli sforzi fino ad oggi sono stati ben ripagati, visto il crescente interesse verso le sue produzioni.
Sia Contatto Brut 2011 sia Apollonia Brut Nature 2011 sono ottenuti da verdicchio in purezza, non viene svolta la fermentazione malolattica e permangono sui lieviti per almeno quattro anni. Entrambi esprimono al massimo il carattere varietale del vitigno. Il Brut è più elegante, morbido, sapido e fresco, mentre in versione Nature è diretto, con maggior carattere e struttura, a tratti un po’ irruento, molto persistente, con un finale dalla caratteristica nota di mandorla amara. Un vino che durerà nel tempo.
Molto interessanti le due etichette che ricordano un po’ la corrente della pittura analitica degli anni settanta e in particolare alcuni lavori di Elio Marchegiani, richiamando la pulizia, l’eleganza delle forme senza sovrastrutture o inutili orpelli, proprio come i vini di Federico, eleganti, puliti, schietti e che puntano dritti all’essenza del Verdicchio.
Un Moscato divino
“Ringrazio la Divina Provvidenza che m’illumina e mi assiste nel lavoro che svolgo e in quello che non posso mai fare” è la frase da cui partire per capire chi è Franco di Filippo, viticultore di Trani che nei suoi 3 ettari si dedica esclusivamente ad uno dei vitigni più nobili e antichi di Puglia, il Moscato Reale o Moscato di Trani.
Oltre a passione, dedizione e tecnica, sicuramente anche madre natura gli dà una mano, giacché raccoglie le sue uve appassite naturalmente in pianta, già teoricamente mature a inizio agosto, solo a fine ottobre quando i grappoli sono avvizziti. Naturale quindi pensare che l’unico prodotto dell’azienda sia il Moscato di Trani DOC Passito Liberty 2009. Vendemmia manuale, selezione solo dei grappoli sani per non compromettere le caratteristiche qualità organolettiche del suo moscato. Franco è vigneron non convenzionale, ogni tanto va contro corrente, così ha pensato bene di produrre due spumanti metodo classico con un insolito processo di lavorazione a partire dalla vendemmia. Infatti l’Estasi, nome-omen per questi spumanti, sono ottenuti dalla rifermentazione in bottiglia sui propri lieviti per almeno 18 mesi del Passito Liberty, il cui vino base trascorre almeno 3 anni in silos d’acciaio. In questo modo gli spumanti acquisiscono una notevole struttura, al naso conservano alcune note del vitigno ma si arricchiscono di sentori di frutta matura, agrumi canditi, fiori secchi e nuance di macchia mediterranea. Al palato la bollicina è suadente e avvolge delicatamente tutto il palato. Che sia Estasi in Sinfonia Brut 2010 o Estasi in Armonia Pas Dosè 2010 lasciatevi sedurre da questi due spumanti più unici che rari nel loro genere.
Metodo classico sì, ma condito con inventiva, fantasia, creatività, partendo da tradizioni solide a cui volentieri si torna anche dopo aver girato il mondo. Questi sono i vigneron italiani, che mi fanno amare ancora di più questo ambiente in cui ognuno cerca di rivendicare se stesso con carattere, scelte uniche, determinazione oltre che passione e dedizione alla terra, al suo vino.
[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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