Chiamiamole Identità divine
Articolo pubblicato a marzo 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://goo.gl/6ueVCj)
Due settimane fa si è conclusa la dodicesima edizione di Identità Milano, il congresso internazionale di cucina e pasticceria organizzato dal 6 all’8 marzo. Il leitmotiv del 2016 è stata “la forza della libertà”, come dichiarato dagli stessi fondatori del congresso, Paolo Marchi e Claudio Ceroni, alla vigilia dell’evento: “Vogliamo portare al centro dell’attenzione la voglia di conoscenza e curiosità che animava ogni visitatore di Expo 2015, aprendo una riflessione a 360° sul valore della libera creatività e della libera convivialità”.
Un’edizione affollatissima, ricca di eventi e contenuti, che ha richiamato nella città meneghina sia professionisti del settore, sia grandi appassionati. Quest’anno novità al debutto quali Identità di Formaggio, Identità di Champagne, Identità di Mare, Identità di Caffè.
A parlare di “vino italiano” fino alla scorsa edizione era il MILANO FOOD&WINE FESTIVAL. Quest’anno il format è cambiato con un’area interamente riservata alla selezione di etichette premiate col bollino Merano Wine Award & Culinaria, il marchio di qualità che la commissione di degustazione The WineHunter assegna ogni anno all’eccellenza enogastronomica, il tutto organizzato insieme ad Helmuth Köcher, Presidente e fondatore del Merano WineFestival
600 metri quadri dedicati, 250 etichette in degustazione, presenti oltre 80 produttori o chi lavora a stretto contatto con loro che ci hanno parlato di sé e dei loro vini, del loro amore per questo mondo, del rispetto delle tradizioni e della natura senza cui questo lavoro non esisterebbe, un motivo in più per rafforzare il legame tra il vino italiano ed Identità Golose , e chissà che dalla prossima edizione avremo uno spazio di Identità di Vino!
Metodo Classico di Montagna
Ormai è un ospite fisso delle principali manifestazioni enologiche, e di consueto il primo banco di degustazione preso d’assalto. Il motivo? In pochi metri si posson degustare tante diverse sfaccettature delle “Bollicine di Montagna”, lo spumante Metodo Classico rigorosamente “Made in Trentino”, rappresentate dall’Istituto Trento Doc, che promuove l’omonimo marchio territoriale “Trentodoc”, nato dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, di valorizzare il suo legame con il territorio e l’impegno congiunto dei produttori.
Un’occasione per festeggiare con loro un nuovo traguardo raggiunto, la collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier per il Concorso che tradizionalmente assegna il titolo di miglior sommelier italiano e candida il vincitore alle finali mondiali. Così, nelle prossime tre edizioni, l’annuale competizione assumerà la denominazione Concorso Miglior Sommelier d’Italia – Premio Trentodoc.
Senza dimenticare i notevoli risultati ottenuti nel corso del 2015, come il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” nel concorso internazionale The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015 o l’ “European Winery of the Year” ai Wine Star Awards della rivista americana Wine Enthusiast, alle Cantine Ferrari. Oppure i riconoscimenti a livello collettivo come la partnership con l’Istituto Master of Wine, la più importante istituzione accademica del mondo del vino, con cui l’Istituto sta collaborando attivamente nell’organizzazione di eventi e incontri fornendo un’assistenza diretta, proprio, al programma educativo promosso dai Master Of Wine. E ancora la presenza durante la serata del 14 marzo a Düsseldorf in occasione del “Winemakers’ Winemaker Award 2016”, il riconoscimento assegnato dai Masters of Wine e da The Drink Business al miglior viticoltore, dove agli ospiti della serata è stato offerto in degustazione un Trentodoc.
Ecco alcune delle etichette degustate da segnare:
Methius Brut Riserva 2010 di Azienda Vinicola Fratelli Dorigati
Letrari Brut Riserva 2009 di Azienda Agricola Letrari
Maso Martis Brut Riserva 2008 Azienda Agricola Biologica Maso Martis
Pian di Castello Brut Riserva 2011 di Cantina Endrizzi
Brut Rosé s.a. (30 mesi) di Azienda Agricola Balter
Monfort Brut Rosé s.a. (24 mesi) di Cantine Monfort
Alperegis Extra Brut 2009 e Alperegis Pas Dosé 2008 di Rotari del Gruppo MezzaCorona.
#NonSoloTrentoDoc
Il Trentino si sa non è solo bollicine. Nella Piana Rotaliana nasce e cresce il vitigno che meglio rappresenta la sua gente, quel Teroldego, forte, vigoroso, di carattere, irruento sì ma da giovane, che con il passare del tempo sa esprimere il massimo delle sue potenzialità, ammorbidendo i suoi tannini, mettendo in risalto la sua mineralità e raggiungendo quell’eleganza, maturità e longevità propria degli uomini di altri tempi. Un grande ambasciatore di tutto questo è il Nos Teroldego Riserva DOC 2009 di Mezzacorona. I quattro cru della Piana sono vinificati in acciaio separatamente, segue una fermentazione malolattica naturale in barrique, dove sostano ancora separatamente per due anni per poi essere messi insieme in botti grandi di trenta anni da 68 ettolitri, per restarci un altro anno. Prima di essere messo in commercio trascorre almeno 10/12 mesi in bottiglia per perfezionare l’affinamento.
I Vini che nascono da un sogno
Un sogno che inizia in Sicilia nel 1997 dalla cantina fortemente voluta dal Conte Paolo Marzotto e dall’amore per questa terra. Un progetto vitivinicolo, Baglio di Pianetto, la cui mission è produrre vini di alta qualità in grado di esaltare l’unicità del terroir siciliano traendo ispirazione dalle tradizioni dei grandi Chateau Francesi, ma mettendo al centro di tutto sia la vigna sia le persone che han lavorato e stan lavorando affinché il sogno continui.
Il Carduni Terre Siciliane IGT 2010 è un Petit Verdot in purezza. La criomacerazione di circa 12 ore permette una migliore qualità fermentativa, segue poi macerazione e fermentazione per circa 20/25 giorni. Dopo di che matura 28 mesi in barrique di varie essenze di rovere francese, tra le quali Allier, per poi fare un breve passaggio di 6 mesi in acciaio e 3 anni in bottiglia. Una bontà unica frutto soprattutto del terroir di appartenenza, vicino Palermo, nel comune di Santa Cristina Gela, con i vigneti a un’altitudine di circa 650 metri s.l.m su terreni silicei, ed elevati sbalzi termici tra il giorno e la notte.
Agnus Sicilia VDT 2011 è la riserva di casa Marzotto. Un vino fatto solo di emozioni, un vino che vuole essere il trait d’union tra Veneto e Sicilia, il cui nome deriva da Valle dell’Agno la valle delle Prealpi Vicentine. Un “regalo” al Conte Paolo dai suoi collaboratori, una vera e propria sorpresa, e solo in due conoscono il suo uvaggio, l’AD Alberto Buratto e l’enologo Marco Bernabei. È un 2011 ma non c’è scritto, è un vino da tavola, ed anche questo non è scritto, e proprio perché tutto questo appena raccontato non si può codificare, in etichetta compare solo la firma del Conte e l’annata sul tappo.
Dalla Sicilia alla Valtellina, per seguire il sogno di Catia, Alberto e Dino che con Rivetti & Lauro partono dal rispetto per la tradizione di questo storico luogo di viticultura eroica dove si produce il nebbiolo di montagna e ci introducono nuove tecniche di viticultura sostenibile. Coltivano così nuovi vitigni che unendosi al nebbiolo ne esaltano la qualità e la generosità, con l’obiettivo finale di creare sì degli eccellenti vini ma anche più accessibili, che incontrino maggiormente il gusto degli appassionati.
Il Sotamà Terrazze Retiche di Sondrio IGT 2013, il vino alla portata di tutti, questo il significato del suo nome, è un Nebbiolo al 90% con aggiunta di Shiraz 10%. Matura in botti da 30 ettolitri, tonneaux e barrique di rovere francese di secondo passaggio. La presenza dello shiraz si sente, gli dona una nota un po’ dolce, una buona morbidezza ed equilibrio.
Il Uì Sassella Vigna 298 DOCG 2011, un nebbiolo in purezza dalla Vigna Stangoni, oltre due anni in botti, tonneaux e barrique di primo passaggio. Un vino morbido, elegante, a tratti voluttuoso, dal tannino vellutato. Una taglia forte che sa sedurre
Il Uì Valtellina Superiore DOCG 2011 è caratterizzato da un parziale appassimento del 30% del nebbiolo che ne rafforza il corpo e i profumi di spezia e uva passa.
Il Lècia Vigneti Urbani 2012 è quello che potremmo definire uno “Sfursat non Sforzato”, un vino fuori dagli schemi, nato dalla voglia di sperimentare dell’azienda. Un “Nebbiolo delle Alpi” i cui grappoli appassiscono in un fruttaio all’aperto a 1500 metri. La sua particolarità è l’affinamento, oltre due anni in barrique a 2000 metri nella malga di Emanuele, l’enologo dell’azienda. Un vino con potenzialità di gran affinamento
Tradizioni di famiglia che evolvono
Dopo l’esperienza nell’azienda di famiglia Speri Viticultori, della storica Famiglia della Valpolicella classica, Marco Speri ha deciso che era il momento di camminare sulle proprie gambe e di fare qualcosa di nuovo che lasciasse un segno tangibile alle nuove generazioni. Ha fondato così nel 2008, a Fiumane, l’azienda che porta nel suo nome l’espressione della sua personalissima interpretazione, Secondo Marco, per tornare ad uno stile tradizionale, in termini di uso dei grandi legni e dei lunghi affinamenti ma utilizzando tecniche nuove e più moderne.
Quando il papà Benedetto l’ha saputo, in un primo momento è rimasto stupito, si è un po’ arrabbiato per la scelta di Marco, ma poi con orgoglio ci ha sorriso su e ha capito che le tradizioni cambiano, si evolvono per rappresentare meglio chi ci lavora. Resta comunque celebre la sua espressione detta in dialetto “El me someia, ma non so’ da ci la ciapà”. I vini, secondo Marco, son quelli che si bevono durante i pasti.
Il Valpolicella Ripasso Classico Superiore DOC 2012 è deciso e diretto, elegante ma non opulento. Dotato di un piacevole tannino, che insieme a freschezza, alcolicità e sapidità donano equilibrio e bevibilità a questo vino.
L’Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2009, ben rappresenta l’annata, bella ed elegante, un residuo zuccherino basso che non nasconde l’acidità importante della Valpolicella, anzi la esalta, una sapidità sorprendente. Un Amarone fatto di forza ed equilibrio.
Il suo Recioto della Valpolicella Classico DOCG 2012 non è semplicissimo da descrivere, forse la definizione dello stesso Marco può far comprendere ancora meglio la sua filosofia: “Un Recioto da Chef sgamato!”
Sulle sorprendenti strade bianche della Val d’Orcia
Tra Pienza, Montalcino e Montepulciano con ancora Il Monte Amiata in lontananza, tra le colline della Val d’Orcia ed i piccoli borghi medievali attraversati dalle tipiche strade bianche di Toscana, accanto alla Cappella della Madonna del Parto, ne parte una che ci porta dritto a Podere Albiano, l’azienda Vitivinicola creata da Alberto Turri e Anna Becheri, milanesi, d’origine il primo e d’adozione la seconda, che all’inizio del nuovo secolo hanno deciso di cambiare vita e si sono trasferiti tra questi splendidi panorami.
Che sia un Sangiovese purosangue o un Supertuscan nei loro vini si sente la riconoscenza ma soprattutto il rispetto per la terra che li ha accolti, assecondandola nella sua naturalità producendo così dei vini sorprendenti.
Due vini su tutti: Il Trìbolo Orcia Sangiovese DOC 2010, il vino che più di tutti fa più tribolare Alberto, il cui sangiovese in purezza risente spesso dell’andamento climatico dell’annata. Il risultato 2010 è un vino tipico, di carattere, potente e dai profumi intesi ed avvolgenti. Ma soprattutto l’Albiano Rosso Toscana IGT 2010, il taglio bordolese, 48% Cabernet Sauvignon, 48% Merlot, 4% Petit Verdot, che più che degustato me lo sono goduto! Ammirando anche le bellissime etichette che rappresentano le pittosculture create ad hoc da Enrico Paolucci, l’artista toscano originario di Pienza.
Se l’identità è l’insieme delle caratteristiche che definiscono un elemento, Identità Golose le ha racchiuse tutte in un unico evento esaltandone la loro unicità, che si parli di cibo, vino, persone ma soprattutto di qualità italiana!
[Photo Credit: Antonio Cimmino; Merano WineFestival]
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