Presentata a Milano l’edizione 2015 della guida CANTINE d’ITALIA edita da Go Wine
Lo scorso 3 dicembre si è concluso quello che possiamo definire l’ ”autunno alcolico editoriale”, una stagione molto intensa per le guide enologiche del Bel Paese.
Delle vere impronte d’eccellenza le premiazioni assegnate quest’anno da Go Wine, associazione nazionale di consumatori e turisti del vino, e riportate nella loro guida Cantine d’Italia 2015.
Mantenendo una forte coerenza sia nella guida sia nei premi, l’Associazione ha rispettato la sua mission, ossia valorizzare il vino attraverso un progetto che non si limita alla semplice degustazione ma che, tramite le visite in cantina, premia la qualità, il sito da cui deriva e soprattutto le persone che ci lavorano, sempre molto aperte e disponibili nell’accogliere i visitatori.
Sono proprio le persone, con il loro cammino, a rendere speciale ogni viaggio.
E quel viaggio che ha come protagonista il vino lo rappresentava benissimo Gino Veronelli: “Chi cammina la terra sa che l’importante non è arrivare, ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche per ricordare e rivivere la strada percorsa.”
Dalla poesia ai numeri, puntando alla speciale classifica delle regioni premiate, con ai vertici le solite tre, Toscana (47), Piemonte (42) e Veneto (38), con l’aggiunta di altri 6 premi eccezionali.
Il premio per il relais dell’anno è andato al Wine Resort Villa Cordevigo-Vigneti Villabella di Cavaion Veronese, al cui interno ospita il ristorante Oseleta, guidato dallo Chef napoletano Giuseppe D’Aquino, premiato a Novembre 2013 con la prestigiosa stella Michelin.
L’accoppiata Ristorante Massimo Camia – Cantina Damilano a Barolo si è aggiudicata il premio per la “Tavola aziendale” mentre quello per le “Cantine Meravigliose” non poteva non andare al Carapace di Arnaldo Pomodoro, un’enoarchitettura ideata e realizzata per la Tenuta di Castelbuono di Tenute Lunelli a Bevagna in Umbria.
La Caves Cooperatives de Donnas ha meritato il suo “Autoctono si nasce” per il Valle d’Aosta Donnas, un inno a quella viticultura eroica senza la quale vitigni, produzioni e tradizioni uniche sarebbero andate perdute.
Il simpatico premio “Buono … non lo conoscevo” se l’è meritato il dolcenondolce per la sua anima salmastra, ovvero la Vernaccia di Oristano Antico Gregori prodotta da Attilio Contini.
E per finire, il premio “Vini storici d’Italia” assegnato al Cirò Rosso Classico di Librandi, una specie di omaggio alla Calabria, quest’eterna incompiuta nel panorama enologico Italiano che, a differenza di alcune scelte del passato, sta iniziando ad andare in controtendenza utilizzando solo vitigni autoctoni, come Gaglioppo per il suo vino principe, il Cirò.
Gran finale con la degustazione in esclusiva dei principali vini top (spumanti, bianchi, rossi, dolci) delle Cantine dell’Impronta Go Wine!
Ad un TrentoDoc Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2002 e ad un Franciacorta Brut Ca’ del Bosco Cuvée Annamaria Clementi 2005 non si può mai dir di no, interessante quanto la Cuvée del Fondatore Eliseo Bisol Millesimato 2003, un gran Metodo Classico nel cuore del “prosecco”.
Tra bianchi e rossi, questa volta han prevalso i secondi con delle vere chicche in assaggio, non prima di essermi soffermato sul Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva 2010 di Bucci.
Difficile citarne solo alcuni, ma per spazio e tempo riporto quelli emotivamente a me più simili.
D’Alceo 2009 Castello dei Rampolla, il Cabernet Sauvignon e Petit Verdot di casa di Napoli, una vigna che vale una visita nelle campagne chiantigiane di Panzano.
Kurni 2012 Oasi degli Angeli, il Montepulciano ottenuto nel Piceno da vecchie vigne con rese molto basse e nuove viti parecchio fitte tra loro. Quest’angolo delle Marche direi che merita soprattutto per la grande ospitalità e gastronomia.
Nero Bufaleffj 2009 di Gulfi, il Nero d’Avola da Agricoltura Biologica, un vero Volcanic wines la cui vigna ha oltre 40 anni di vita, resa bassissima con bassa irrigazione.
Harlequin Zymè 2007, l’arlecchino vitivinicolo, con il suo blend fatto di ben 15 diverse varietà.
Montepulciano d’Abruzzo Villa Gemma 2006 di Masciarelli, una delle ultime vendemmie portate a termine da Gianni.
Ben rappresentata anche la pattuglia dei vini dolci con “il cinematografico” Colli Piacentini Malvasia Passito Vigna del Volta 2008 di La Stoppa. Azienda guidata da Elena Pantaleoni, protagonista “suo malgrado” del documentario di Jonathan Nassiter “Resistenza Naturale”. Bastano queste ultime due parole ad inquadrare la filosofia di La Stoppa, rivoluzione del vino naturale e resistenza italiana fatta dai piccoli viticoltori e agricoltori che si ribellano a delle norme inique, spesso senza un senso logico, della Comunità Europea.
“La sorpresa”, la Vendemmia Tardiva Arcass Cascina Chicco da uve Arneis stramature.
“La conferma”, il Passito di Pantelleria Ben Ryè 2012 di Donnafugata, la cui particolare vite ad alberello pantese a novembre è diventata patrimonio mondiale dell’umanità.
“Il carpe diem”, il Greco di Bianco 2013 di Stelitano, una chicca, un dolce nettare reggino che difficilmente si riesce a degustare.
Spero questo racconto vi abbia stuzzicato una voglia più grande della sola degustazione, ma piuttosto quella di intraprendere un viaggio che tocchi se non ogni singola cantina, almeno qualcuna, tra quelle raccontate da Go Wine e naturalmente presenti in Cantine d’Italia 2015!
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