VinoNews24 – Sulle Tracce dei Moser, velocisti con radici antiche

Articolo pubblicato ad agosto 2024 su Vinonews24.it (https://tinyurl.com/3nxhbr7s)

Tracce Trentodoc Riserva 2011 Extra Brut racconta il nuovo percorso intrapreso tredici anni fa da Carlo e Matteo Moser, terza generazione alla guida della cantina trentina di famiglia.

La storia agricola e vinicola della famiglia Moser ha radici profonde, risalenti a oltre 90 anni fa.
Tutto ha inizio con Ignazio Moser e Cecilia Simoni – i genitori di Francesco Moser – e i loro dodici figli, nati in Valle di Cembra, a Palù di Giovo, immersi tra le vigne.

L’epopea ciclistica dei Moser – dai compianti Aldo ed Enzo, fino a Diego, Francesco, Moreno, Ignazio – rappresenta solo una bellissima parentesi di una famiglia profondamente legata alla propria terra e fiera della propria identità. E i loro vini raccontano con orgoglio le loro origini e le loro radici.

DALL’ABBANDONO DELLA TERRA ALLA RINASCITA VITIVINICOLA

Ogni membro della famiglia ha dato una mano nei campi e nelle vigne, al punto che i Moser possedevano una cantina per il loro vino contadino. Col tempo, i figli hanno preso strade diverse.

Francesco ha lavorato in campagna fino ai 18 anni, finché nel 1969, spronato dai fratelli Aldo, Enzo e Diego, ha intrapreso la carriera ciclistica, prima da dilettante e poi da professionista, segnando la storia di questo sport. Tuttavia, si è sempre sentito un contadino prestato al ciclismo.
Aldo, dopo il ritiro nel 1973, è tornato a coltivare la vite sui ripidi pendii della valle, con l’aiuto di Francesco, quando aveva un po’ di tempo libero. Insieme hanno iniziato a vinificare le prime bottiglie nella cantina storica di Palù di Giovo.
Nel 1979, hanno fondato ufficialmente la cantina Moser Trento così come la conosciamo oggi.
Dopo il ritiro ciclistico, terminata la carriera nel 1988, Francesco torna a tempo pieno a fare il viticultore proprio come papà Ignazio, che purtroppo non riuscì a veder il ritorno alle origini della sua famiglia.
Francesco investe i suoi “guadagni sportivi” in nuovi terreni, acquistando Maso Warth, un’antica dimora vescovile del Seicento con un anfiteatro di vigneti tra i 300 e i 500 metri d’altitudine a Gardolo di Mezzo, sopra Trento.

Maso Warth a Gardolo di Mezzo e i vigneti di proprietà della cantina
LA NUOVA GENERAZIONE DI CASA MOSER

Oggi l’azienda è nelle mani della terza generazione, i cugini Carlo e Matteo, figli rispettivamente di Francesco e Diego.
Carlo si occupa della gestione commerciale e amministrativa, mentre Matteo è responsabile del settore agronomico ed enologico. Forti dell’esperienza familiare, dal 2011 hanno rinnovato le ambizioni aziendali, unendo modernità e innovazione ad esperienza e storia vinicola.
L’azienda possiede circa 20 ettari di vigneti coltivati con pratiche biologiche, tra la Valle di Cembra, le colline dei Sorni in Valdadige e Maso Warth sopra Trento.
In Valle di Cembra, fino a 700 metri di altitudine, si coltiva lo chardonnay per le basi spumante, insieme al müller thurgau.
I vigneti dei Sorni, a 250-300 metri, sono ideali per teroldego e lagrein, mentre a Maso Warth, i terreni ricchi di dolomia producono pinot nero, chardonnay, moscato giallo, gewürztraminer e riesling. Inoltre, Maso Warth è il cuore produttivo dell’azienda, una struttura moderna e funzionale dove avvengono tutti i processi di vinificazione, affinamento e imbottigliamento.

Matteo e Carlo Moser

Oggi, l’azienda produce oltre 150mila bottiglie all’anno, vini che esprimono fortemente il territorio. Ci sono due linee di prodotto: Trentodoc Metodo Classico, con circa 80mila bottiglie annue suddivise in cinque referenze (inclusa l’ultima nata), e la linea di vini fermi Warth, con cinque referenze bianche e tre rosse.

CHARDONNAY PROTAGONISTA DEL NUOVO BLANC DE BLANCS RISERVA TRACCE 2011

Lo chardonnay è sempre stato il vitigno d’eccellenza di Moser Trento. Le sue migliori uve sono state selezionate per creare la quinta referenza Trentodoc, la Riserva 2011 Extra Brut Tracce. Lavorato e raccolto a mano, viene poi vinificato con il preciso intento di esaltare le sue qualità caratteristiche in un riuscitissimo equilibrio tra i grappoli provenienti da Maso Warth a 350 metri di quota, che conferiscono maturità di frutto e cremosità e quelli a dimora sul calcare e porfido della Valle di Cembra, che donano quella grande mineralità che caratterizza la sapidità, la struttura e la longevità di questo spumante. Fermentazione e affinamento in vasche di acciaio a temperatura controllata fino al momento del tiraggio. Continua poi la sua evoluzione in bottiglia su lieviti selezionati per un periodo di 132 mesi e un ulteriore anno post sboccatura.

Questa nuova etichetta riassume il know-how dell’azienda che in questi tredici anni ha coniugato ambizione e tecnica, mantenendo i valori fondamentali di storia, innovazione e valorizzazione del terroir.

Ogni lavorazione, ogni nostra esperienza, ogni piccola innovazione tecnica lascia una traccia che affidiamo al tempo – spiegano Carlo e Matteo Moser – Rispetto alle altre etichette dei millesimati Moser Trentodoc, che presentano un design elegante, netto e pulito, abbiamo esplorato forme differenti, mantenendo i nostri codici fondanti. Volevamo raccontare un percorso, la nostra filosofia, la nostra identità di vignerons. Sono queste le nostre “Tracce”. Volevamo un’etichetta coraggiosa, sincera e valoriale, a maggior ragione su una bottiglia importante”.

NOTE DI DEGUSTAZIONE

Gli affinamenti lunghi sono il patrimonio più importante di Moser, e con Tracce, questo viene portato all’estremo per massimizzare il potenziale espressivo dello chardonnay, come anche negli altri blanc de blancs della cantina.

Moser Trentodoc 51,151 Brut s.a.
Il 51,151 è il primo metodo classico dei Moser. Il nome celebra il record dell’ora di Francesco Moser nel 1984 a Città del Messico. Nel corso degli anni è diventato il vino più rappresentativo, con oltre 60.000 bottiglie sboccate ogni anno. Affinato per almeno 30 mesi sui lieviti, utilizza dal 5 al 10% di vini di riserva. Le uve di chardonnay provengono da 13-14 parcelle diverse per terreno e esposizione, ognuna vinificata separatamente e affinata in acciaio e in piccola parte in legno. La cuvée si distingue per bevibilità e freschezza, con un colore giallo paglierino, perlage fine, e si esprime con fragranti note agrumate e freschi aromi erbacei. Un floreale di montagna richiama sensazioni tostate appena accennate. Scalpitante al palato, un’ottima sapidità ne allunga la persistenza, il sorso chiude su un finale piacevole e leggermente ammandorlato.

Moser Trentodoc Brut Nature 2017
Nato nel 2011 con un’idea ben precisa: unire i due migliori vigneti di chardonnay della Valle di Cembra e di Maso Warth, il cuore e la mente dell’azienda. Non a caso è stata scelta la parcella di nonno Ignazio, meno di 7mila metri quadri a Palù di Giovo, ed un ettaro nei dintorni del maso, entrambi allevati a pergola. Le uve vengono pressate dolcemente, con fermentazione e affinamento in acciaio, seguiti da 60 mesi sui lieviti. Rigorosamente non dosato al momento della sboccatura,
Alla vista un giallo paglierino intenso dai riflessi brillanti. Al naso è profondo, minerale. Note iodate si alternano ad un floreale che si fa pungente. il fruttato richiama sensazioni più evolute di crema pasticcera al limone. Un sorso vibrante offre al palato un quasi perfetto equilibrio tra cremosità, acidità e sapidità con sullo sfondo una struttura alquanto imponente.

Moser Trentodoc Tracce Riserva Extra Brut 2011
Un luminoso oro giallo dalle screziature brillanti il suo vestito. Al naso è complesso e elegante, con sfumature di frutta candita accompagnate da richiami di delicate note evolutive da crosta di pane. Al palato, è pieno, asciutto. La freschezza è ancora vivida, la facilità di beva impressiona per gli anni trascorsi in bottiglia. Un vino che è sempre alla ricerca di quell’acidità che lo rende crispy e con quel tocco di fiocchi sale che chiudono un finale molto persistente e sapido.

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