VinoNews24 – Cesarini Sforza e le nobili origini dei suoi TrentoDoc 1673

Articolo pubblicato a settembre 2023 su Vinonews24.it (https://tinyurl.com/2p85t9bh)

Degustazione delle nuove annate della pregevole linea 1673 della casa spumantistica trentina Cesarini Sforza.

Se nel nome dell’azienda ci sono gli indizi delle nobili origini della rinomata cantina trentina, discendenza da quegli Sforza che fecero grande Milano a cavallo del quindicesimo secolo, anche la linea di metodo classico Cesarini Sforza destinata al settore horeca porta nel nome un chiaro richiamo all’anno di nascita del casato. Infatti, correva l’anno 1673 quando Federico Sforza sposò l’ultima erede dei Cesarini, Livia.

DAL XIX SECOLO A TRENTO

La famiglia Cesarini Sforza, originariamente residente a Parma, stabilì la sua presenza nel Principato Vescovile di Trento nel corso del XIX secolo, precisamente nel 1800, quando il conte Filippo fu nominato Podestà. Nel corso degli anni successivi, i Cesarini Sforza contribuirono significativamente allo sviluppo e alla prosperità della città di Trento. Tale contributo derivò in gran parte dalla loro proprietà terriera, che includeva numerose tenute agricole, molte delle quali erano state ereditate tramite il legame matrimoniale con la famiglia dei conti Graziedei, discendenti della moglie di Filippo. In particolare, si focalizzarono sulle terre vocate alla viticoltura, contribuendo in modo significativo alla crescita dell’industria vinicola nella regione.

Le tradizioni di famiglia, comprese le tenute e i vigneti, furono tramandate di generazione in generazione fino a giungere a Lamberto Cesarini Sforza, che nel 1974 insieme ad alcuni amici fonda l’odierna e omonima azienda vitivinicola. Gli obiettivi che si prefiggevano erano tanto chiari quanto ambiziosi: produrre spumanti di altissima qualità che conquistassero il palato dei trentini, i quali già erano abituati a gustare le migliori bollicine grazie non solo alla rinomata coppia Ferrari-Lunelli, ma anche all’innovazione e alla visione di personaggi di spicco come Nereo Cavezzani, Leonello Letrari e Giuseppe “Bepi” Andreaus, che affiancò il conte Lamberto in questa straordinaria avventura enologica. Inoltre, avevano l’ambizione di far conoscere i loro vini a livello nazionale e internazionale, sfidando i grandi nomi del settore.

L’anno 1976 vide la nascita del primo spumante metodo classico realizzato da Cesarini Sforza, a cui segue nel 1985 il primo rosé da pinot nero in purezza, mentre la prima annata dell’Aquila Reale Riserva è del 1986

Alla fine del 2019 l’azienda viene acquisita dal gruppo Cavit che ne rilancia il marchio tramite importanti investimenti, almeno un paio di milioni, non solo dedicati alla produzione, imbottigliamento e stoccaggio, ma anche su distribuzione e comunicazione.

LE UVE DALLA VAL DI CEMBRA

Le uve sono coltivate prevalentemente in Valle di Cembra, una delle più spettacolari valli delle Dolomiti, a nord-est di Trento. Considerata da sempre un territorio particolarmente vocato per la produzione di vino, i vigneti si inerpicano lungo una valle fluvio-glaciale, sulla via del porfido nella zona di Lavis tra i 300 e i 700 metri di altitudine, con pendenze alquanto impegnative.

La valle risente favorevolmente della presenza dell’Ora, il vento del Garda, che protegge i vigneti dall’umidità. L’esposizione solare, l’escursione termica ottimale, i terreni prevalentemente sabbiosi di origine porfirica la rendono particolarmente vocata alla coltivazione delle varietà per le basi spumante, in primis chardonnay e pinot nero.

Vendemmia esclusivamente manuale e una pressatura soffice delle uve intere per quasi tutte le sue referenze grazie all’utilizzo di un torchio Marmonier, una pressa tradizionale del tipo verticale che consente di preservare al massimo la qualità del mostro estratto. La produzione supera di poco il milione di bottiglie annue, con una resa per ettaro che oscilla dai 35 ai 45 ettolitri.

NOTE DI DEGUSTAZIONE

Se l’Aquila Reale Riserva è la punta di diamante della produzione e rappresenta il simbolo, il blasone dei Cesarini Sforza, non a caso riprendendo in grande nel marchio dorato lo stemma della città di Trento, la linea 1673 ne rappresenta la raffinatezza, l’eleganza, la ricercatezza dell’equilibrio di gusto e freschezza e 3 grandi personalità che esprimono le diverse sfaccettature dei singoli vigneti collocati tra i 450 e i 670 metri di altitudine.

1673 Riserva 2015 Trento Doc
Chardonnay in purezza allevato a pergola trentina tra i 550 e i 670 metri di altitudine in Valle di Cembra in vigneti esposti principalmente a sud. Vendemmiato nella prima decade di settembre e vinificato in acciaio. Il vino base affina 6 mesi sulle proprie fecce fini, mentre la sosta sui lieviti della rifermentazione in bottiglia si protrae per almeno 70 mesi. Solo tre grammi/litri lo zucchero residuo di questo Extra Brut caratterizzato da una bollicina fine e persistente che accompagna le delicate note fruttate e floreali. Un sorso ricco, profondo, dalla spiccata mineralità e importante sapidità.

1673 Noir Nature 2017 Trento Doc
Prodotto esclusivamente con pinot nero, sempre della Valle di Cembra, da terreni caratterizzati da una presenza di porfido importante, e vinificato in bianco. Per alcune selezioni viene svolta anche la fermentazione malolattica. Il tiraggio subito prima dell’estate a cui seguono 48 mesi di riposo sui lieviti. Dopo la sboccatura trascorre almeno tre mesi prima della commercializzazione. Un pas dosé caratterizzato dai tipici sentori fruttati del pinot nero, che evolvono in note speziate di pepe nero e leggermente tostate. Eleganza e cremosità al palato, l’ingresso in bocca è definito da un’elegante cremosità, il sorso è profondo e graffiante. Granelli di sale su un finale molto lungo e persistente.

1673 Rosé 2015 Trento Doc
Dalla lavorazione in rosato di piccolissime parcelle di pinot nero provenienti dai vigneti più vocati della Valle di Cembra, un metodo classico raffinato e alquanto raro, sia per la tiratura limitata (massimo 6.000 bottiglie annue) sia per i non tanti Trentodoc rosato 100% pinot nero. Le singole partite sono vinificate separatamente, i relativi vini basi affinano sulle fecce nobili in acciaio per 8 mesi, a cui segue rifermentazione in bottiglia e 5 anni di permanenza sui lieviti. Nel calice attrae per quelle sue brillanti e delicate sfumature ramate. Delicate note floreali di rose si alternano a sentori di piccoli frutti rossi. Nel finale nuance agrumate si fondono a fresche erbe di montagna. Al palato è fine e setoso, di sostanza grazie ad una buona struttura ben supportata da una sapida freschezza.

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