GIEMME – Ho tanta voglia di Romagna (2)
Articolo pubblicato a maggio 2017 su Gastronomiamediterranea.com (https://goo.gl/AFhnSm)
Continuiamo il nostro racconto sulla partecipazione a 30+50=80 voglia di Romagna, l’appuntamento organizzato da Italia nel Bicchiere e Ca’ de Bè, con il patrocinio del Comune di Bertinoro e la collaborazione del Centro Residenziale Universitario, per festeggiare il compleanno dei due vini simbolo delle Romagna enoica: l’ Albana e il Sangiovese di Romagna. La prima parte si trova qui.
Ultima tappa enoica a Oriolo dei Fichi, un piccolissimo borgo che sorge nei pressi di Faenza (RA). L’attrazione è la torre, alta 18 metri e eretta nel 1476 per volere dei Manfredi. La particolarità è nella pianta esagonale a doppio puntone a pareti inclinate, struttura unica in Italia, costruita per confondere i nemici circa la sua la vera grandezza. Caduta in stato di abbandono, negli anni ‘80 fu donata al comune di Faenza; riportata all’antico splendore, è stata riaperta nel 2004. Oggi è la sede dell’Associazione Torre di Oriolo, nata nel 1994 dal volere di produttori, ristoratori, artigiani della zona e semplici cittadini che vedevano nella torre un segnale di rinascita del territorio. L’associazione si prende cura sia della torre (che altrimenti sarebbe rimasta chiusa al pubblico) sia del parco circostante che era in evidente stato di abbandono e che i soci hanno personalmente bonificato. Parco e torre sono visitabili dal 15 marzo al 15 ottobre nei pomeriggi del sabato, domenica e festivi.
Oriolo è anche un importante distretto vitivinicolo dai classici vitigni romagnoli, ma i suoi abitanti per le occasioni importanti vinificavano un rarissimo vitigno autoctono sopravvissuto alla filossera, il Centesimino o Savignôn Rosso (come storicamente era riconosciuto nella zona). Centesimino era il soprannome dato ad un signore del luogo, Pietro Pianori, per la sua poca propensione a spendere, che aveva preso dal giardino della sua villa di Faenza una vite e l’aveva piantata ad Oriolo. Un vino dall’invidiabile longevità se si pensa che Carlo Mingazzini, nipote di Pietro, ha delle bottiglie del 1963 conservate egregiamente sebbene la chiusura sia un tappo a molla del secolo scorso! La sua affascinante storia è stata raccontata nel bellissimo libro “Il Centesimino di Oriolo” di Francesco Falcone edito da Quinto Quarto Edizioni.
Tra i produttori di Centesimino vi è La Sabbiona, cantina e agriturismo di Mauro Altini, che ha dato un contributo fondamentale alla diffusione culturale di questo vitigno e a tutto il territorio, tanto che oggi è anche il presidente dell’Associazione. Faentino di nascita, si trasferisce a Oriolo con i suoi genitori che negli anni ’70 acquistarono l’azienda agricola (principalmente frutteti e bestiame). Nel 1993 ci fu la conversione in agriturismo con recupero graduale di edifici come la stalla e il fienile, trasformando così l’azienda nell’odierna cantina gestita da Mauro e in una struttura ricettiva turistica, gestita da sua madre ed in grado di offrire ai propri ospiti il meglio della cucina romagnola con le tipiche e originali ricette di Pellegrino Artusi. Circa 17 gli ettari a vigna, con i ritrovati Famoso e Centesimino che qui esprimono il meglio del territorio portando il gusto del chicco d’uva direttamente nel bicchiere.
Il Divo Famoso Spumante Extra Dry 2015 è molto floreale, un bittersweet per la sua dolce aromaticità al naso e chiusura quasi amara di pompelmo candito. Vip 2016 è un Famoso raccolto a maturazione dove la sapidità si esalta considerevolmente. Con gli anni diventa più armonico con una maggior integrazione tra l’aromaticità del naso e l’amaricante del finale: sono consigliati almeno 4 o 5 anni di invecchiamento per goderne appieno. Alba della Torre 2015 è l’Albana DOCG, molto equilibrata nonostante l’elevato titolo alcolometrico (14.5%), dotata di una spiccata acidità e vendemmiata in leggera surmaturazione per cercarne morbidezza e piacevolezza nella beva. Notevoli la struttura e intensità olfattiva. Centesimino 2015, affinato in acciaio e cemento, è complesso, esuberante al naso, in bocca un frutto rosso tipo melagrana, balsamico e avvolgente al palato. Centesimino Rifugio 2013 è elevato in barrique per 12 mesi. Dal timbro più internazionale, ha un tannino ben presente, il naso sembra avvolto in un foulard di seta che ne attenua i profumi mitigando così la sua esuberanza olfattiva. Un’evoluzione proiettata verso sentori di frutta più matura. Da segnalare i due passiti dedicati alle sue figlie: il Giulia Albana Passito DOCG 2014 spicca per freschezza e bevibilità mentre il Laura Centesimino Passito 2011, un balsamico che si presenta nella sua massima espressione, è etereo, floreale e con una piacevolissima nuance di mallo di noce.
Tra le tappe non enogastronomiche assolutamente da non perdere è la visita al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Fondato nel 1908, ospita la più grande raccolta al mondo dedicata alla ceramica. Due spazi attigui, nell’ex convento camaldolese femminile di S. Magiorio, dove è possibile viaggiare nel tempo per ammirare le collezioni antiche delle grandi civiltà (orientale, precolombiana, romana, greca, etrusca, vicino oriente antico e islamica) fino ad arrivare alla ceramica di Faenza, al rinascimento italiano e alla ceramica italiana ed europea del XIX secolo. Nel nuovo edificio, costruito negli ultimi 15 anni, sono ordinate le collezioni moderne e contemporanee.
In un momento storico dove prevale la paura del diverso, una visita al Museo Interreligioso di Bertinoro farebbe bene a molti di noi. Allestito nelle segrete medievali e nella cisterna cinquecentesca della Rocca Vescovile di Bertinoro, è dedicato alle tre grandi religioni monoteiste. Una collezione che abbraccia le tradizioni artistiche ebraiche, cristiane e musulmane evidenziandone i legami più importanti e gli aspetti comuni e condivisi. Affronta gli sviluppi storici che hanno portato le tre religioni a creare e arricchire le loro specifiche identità, e ricostruisce le vicende di Gesù, Mosè e del profeta Maometto per affrontare la questione della presenza nella storia di un Dio come unico.
Ogni viaggio merita infine un momento di coccole, tappa obbligata quindi sono le Terme di Riolo, stabilimento termale edificato nel 1870 e circondato da un parco secolare di circa 12 ettari. Ricco di acque medicamentose (sulfurea e salsobromoiodica) le cui sorgenti nascono nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, sono note per la presenza dell’unico fango sorgivo naturale in Emilia Romagna. Per terminare la giornata concedetevi una cena sulla terrazza panoramica del ristorante Aquavitae alla Rocca del Golf Hotel Terme, per augurare insieme alla Strada della Romagna un buon compleanno all’Albana con un banco d’assaggio di oltre 30 etichette e un menu creato per l’occasione dallo chef Ciro Adamo.
La Romagna non è mai abbastanza … ne ho ancora Tanta Voglia!
[Photo Credits: Antonio Cimmino; Luca Casadei]Albana, Antonio Cimmino, Cucina romagnola, Faenza, Museo della Ceramica, Romagna, Sangiovese