GIEMME – Monteverro, passione per il vino nel cuore della Maremma
Articolo pubblicato a ottobre 2016 su Gastronomiamediterranea.com (https://goo.gl/FssDb6)
Maremma, sud della Toscana, storica terra degli Etruschi, che negli ultimi anni si è un po’ affrancata dalla regione, puntando più alla sostanza che alla forma, diventando così un’entità distinta dal punto di vista vitivinicolo.
La natura autentica, ispida e selvaggia, il territorio integro e inserito in un ambiente sostenibile e le condizioni pedoclimatiche molto diverse, hanno permesso a questo lembo di terra di avere una grande varietà di vitigni autoctoni ed internazionali, circondati dalla genuinità dei suoi abitanti e dall’amore per le sue tradizioni.
Ed è proprio qui, a metà strada tra Capalbio e il Mar Tirreno, che nel 2003 Georg e Julia Weberdecidono, dopo aver girato il mondo e visitato le migliori zone di produzione (Bordeaux, Napa Valley, Australia, Bolgheri), di fermarsi e realizzare il loro sogno: produrre dei grandi vini, una sorta di Premier Grand Cru italiani con il loro nome nell’uvaggio bordolese e il cognome nel sole e nel terroir della Maremma, dando origine a Monteverro!!!
Una storia fatta di passione, tenacia e grande impegno la loro, con un obiettivo chiaro fin da subito a Georg, creare un’azienda vitivinicola in grado di raggiungere in poco tempo l’eccellenza a livello internazionale e il giusto riconoscimento dall’intero mondo vinicolo.
L’ingrediente magico di quest’avventura è da considerarsi uno su tutti: l’amore!
Prima il colpo di fulmine di Georg per questa terra, e quasi in contemporanea l’incontro con Julia.
Come nella più classica delle favole, i due si conoscono durante un concerto, dove lei suona il violino, e da quel giorno non si separeranno più. Nel 2011 si sposano proprio nel borgo medievale di Capalbio, due personalità in perfetta armonia che uniscono la pragmaticità dell’uno con la fantasia e il sogno dell’altra, dando vita alla testa e al cuore di Monteverro.
Lo scenario di questa favola è la collina a due passi dal mare, i suoi sapori sono i variegati aromi della macchia mediterranea, diffusi nell’aria dalla costante brezza che rende fresche le notti e calde giornate, su un suolo ricco di argilla rosso mista a ciottoli di origine calcarea.
Un terreno particolarmente minerale, un terroir fantastico, fatto di 50 ettari, di cui 28 vitati con gli internazionali Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah e Grenache, insieme a Vermentino e Sangiovese, per dei vini che in pochi anni (come da piano!) hanno raggiunto dei livelli eccezionali.
Sono circa 7.800 le barbatelle per ettaro, in modo da mettere in competizione le piante e favorire così un giusto sviluppo radicale e un buon equilibrio della pianta con il suolo.
I vigneti sono immersi nella macchia mediterranea che conferisce un timbro caratteristico a tutti i vini di Monteverro. I filari sono rivolti verso il mare per sfruttare la brezza marina, a un’altitudine che va dai 30 metri fino agli 80. Solo lo Chardonay è in pianura, in una zona che si scalda lentamente nel corso della giornata, ed esposta sulla direttrice est/ovest per proteggere, con le foglie, la vite.
In vigna si seguono i dettami dell’agricoltura biologica, con aggiunte di altre tecniche sempre rispettose dell’ambiente e delle piante, utilizzando, tra le altre, alcune sostanze omeopatiche per la salute delle viti (una sorta di tisane) o la confusione feromonica per combattere la tignola.
Con una raccolta manuale delle uve in cassettine a due strati, quattro selezioni delle uve dal filare fino in cantina, che è minimalista, tutto è sviluppato in base alle esigenze del vino compresa l’architettura. Tutte le lavorazioni sfruttano il principio della gravità, nessun utilizzo di pompe, preferendo i carroponti.
I 45 tini troncoconici d’acciaio sono in alto in modo che le botti vengano riempite per caduta. Tutto viene parcellizzato, le micro vinificazioni avvengono con lieviti propri, sono impiegati ceppi madri per meglio gestire sia le macerazioni che la successive vinificazioni, ed è bandito qualsiasi uso di filtrazioni o chiarifiche.
Maestosa è la barricaia, al suo interno circa 600 barrique di tostatura media in rovere francese, nuove e usate, acquistate negli anni da 10 diversi bottai francesi, con legni provenienti da ben sette foreste.
La cantina è completamente coibentata, la temperatura e l’umidità sono controllate, sotto il pavimento, un impianto di riscaldamento fa aumentare la temperatura e innesca così la fermentazione malolattica.
In barricaia trovano spazio anche due ovetti in cemento, dove un paio di vini terminano il loro percorso evolutivo.
Tutto questo è visibile dalla vetrata della sala degustazioni al piano superiore, un colpo d’occhio spettacolare ma anche funzionale, visto che è qui che vengono ricevuti i clienti e gli appassionati che vogliono meglio conoscere (ed emozionarsi!) i vini prodotti da Monteverro.
Il 2008 è stato l’anno della prima vendemmia, ad oggi si producono sei vini per un totale di 180.000 bottiglie, di cui l’80% viene esportato principalmente in Germania, Svizzera e Stati Uniti, raggiungendo fino a 30 mercati.
Vermentino 2015: vermentino in purezza che affina circa 6 mesi sulle proprie fecce fini in tini di acciaio. Colpisce per la sua mineralità e le note fruttate di pesca, albicocca, pera. Una nuance floreale di gelsomino e ginestra. Al palato seduce per la sua freschezza. Pietra focaia che ritorna.
Verruzzo 2014: 40% Merlot, 25% Cabernet Franc, 25% Cabernet Sauvignon, 10% Sangiovese. Fermenta in acciaio e affina 12 mesi in barrique. Un vino da bere leggermente fresco, l’attacco è dato dal tipico fruttato del Merlot per poi virare su toni più speziati e anche leggermente amarognoli del Sangiovese. Tannino abbastanza vellutato.
Chardonnay 2013: un vino bianco importante e di carattere, meno di 5.000 bottiglie prodotte, dalla grande eleganze che ricorda i cru della Borgogna. Affina su fecce fini con frequenti batonnage, 14 mesi in barrique per il 50 % della produzione con 40 % di legno nuovo, mentre il restante 50% in vasca in cemento a forma di uovo. Ottenuto da circa 20 microvinificazioni, la parte affinata in legno ha più struttura, grassezza ed è anche leggermente più alcolica. La parte nell’ovetto è più pronta, più armonica, in sostanza uno Chardonnay fatto e finito. I 6 mesi che le due parti trascorreranno insieme serviranno a cercare quell’equilibrio tra acidità e tensione. Il risultato 2013 è stato: eleganza e freschezza, note tostate e di vaniglia non molto accentuate, un vino rotondo che gioca molto sulla continua alternanza tra note di agrumi e pietra focaia.
Terra di Monteverro 2013/2012: 50% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 15% Merlot, 5% Petit Verdot. Ogni parcella è vinificata separatamente, fermenta in inox e barrique con follature manuali. Affina 20 mesi in barrique (60% legno nuovo). È un po’ il fratello minore del Monteverro, il loro premier cru, stesso uvaggio, stessa selezione, stesse barrique, ma soprattutto lo stesso amore e passione di Julia e Georg per esprimere al meglio la terra di Monteverrro. Andamenti climatici differenti hanno caratterizzato le due annate. Nella 2013 tanta pioggia in inverno e poi asciutto dopo la fioritura che ha molto giovato all’equilibrio dell’uva. La 2012 invece è stata una stagione molto secca che ha mandato le piante in stress idrico. Mentre il primo rappresenta un’esplosione di frutta rossa (lamponi, ciliegie, ribes, cassis), il secondo è più riconoscibile per le sue note balsamiche e speziate. Ad accomunarli è l’eleganza da macchia mediterranea, la piacevolezza della beva, una freschezza fuori dal comune seppur siano vini baciati dal sole, entrambi non stucchevoli e dal finale molto sapido.
Tinata 2012/2009: un assemblaggio abbastanza inedito per la zona, 70% Syrah e 30% Grenache, che Georg ha dedicato alla mamma Cristina, detta Tina, grande appassionata di Syrah. Affina parte in barrique e parte in ovetti di cemento, che donano al vino quel tocco di mineralità in più, una maggiore freschezza e tanta sapidità. Un Cru che cresce adiacente alla macchia mediterranea, da cui trae i sentori di erbe aromatiche con sensazione pepate e aromi di piccoli frutti rossi. Anche in questo caso andamenti climatici diversi tra loro, una 2009 in perfetto equilibrio tra accumulo di riserve idriche invernali e condizioni ottimali dalla fioritura in poi, e l’altra molto asciutta. Entrambi in splendida forma, ma l’annata 2009 ha una marcia in più (forse anche per una maggiore presenza dello Syrah, 80%) e la sua evoluzione ricorda un po’ i tratti caratteristici dei migliori cru del Rodano.
Monteverro 2012/2011/2010/2009: il loro vino più importante, il cavallo di razza dell’azienda. Taglio bordolese, per l’assemblaggio in azienda si adeguano in base a cosa di buono fornisce l’annata. Normalmente il Cabernet Sauvignon varia dal 35% al 45%, il Cabernet Franc 30-35%, Merlot 15-25%, Petit Verdot 5-10%. Trascorre 24 mesi in barrique tra fermentazione e affinamento. Vino ricco, intenso, dalla grande complessità olfattiva. Elegante, fine e strutturato, molto ben bilanciato da una vena acida. La 2012 colpisce per profondità e complessità. Un vino aristocratico. La 2011 per la rotondità della trama tannica. La 2009 per l’intensità olfattiva, ed infine la 2010 per la perfezione assoluta, per il timbro dato da un Cabernet Franc straordinario. Questa è l’annata del futuro, che farà tanto parlare di sé per molti anni ancora.
[Photo Credit: Antonio Cimmino]Biodinamica, Bordolese, Chardonnay, l'Altra Toscana, Maremma, Monteverro, Syrah, vermentino, vini biodinamici