Meteri e gli Ambasciatori del Terroir

Articolo pubblicato a gennaio 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2LBBm6n)

Eravamo all’undicesima edizione di Villa Favorita, il salone dei vini naturali, quando poco meno di due anni fa Meteri Eccellenza e Terroir muoveva i primi passi nel mondo dei vini naturali.

Dopo diverse degustazioni, eventi, fiere a cui han partecipato portando avanti il loro credo, la loro filosofia e soprattutto le storie di alcuni degli “Ambasciatori del terroir” che rappresentano, a fine anno è toccata a loro!

Nella splendida cornice di Villa Cagnoni Boniotti, a Gognano di Villamarzana (RO), Meteri ha radunato quasi 40 tra i produttori più significativi della propria selezione, provenienti da Italia, Francia, Germania e Slovenia, a raccontare in prima persona i propri vini ad appassionati, ristoratori, enotecari, giornalisti ed altri operatori del settore enogastronomico.

Uniti dal grande rispetto per la loro terra, a prescindere dalla conduzione biologica, biodinamica o naturale, questi “Artisti del vino” non usano prodotti chimici di sintesi in produzione, senza additivi aggiunti nelle pratiche di cantina e limitando al massimo o addirittura azzerando il contenuto dei solfiti

All’insegna così del vino naturale, salubre, sano, con un tocco di ritorno ad un passato a garanzia di bontà!

Tutto questo si rispecchia nella mission della Meteri, azienda nata da un’idea di Raffaele Bonivento, Matteo Crosera, Luca Fullin, con lo scopo di distribuire eccellenze di vini naturali e di territorio, sapientemente selezionati in virtù di un’esperienza di oltre quindici anni in questi terroir.

Ogni produttore e ogni azienda vengono scelti attraverso un rigoroso percorso di ricerca, che prevede la visita dei luoghi, la conoscenza degli uomini, la frequentazione degli ambienti di vinificazione e affinamento.

Solo dopo un’accurata degustazione e approvazione “Meteri” acconsente ad una nuova etichetta.

Che siano vini di carattere, oltre che naturali, è il punto di partenza. La vera sfida è un vino in continuo movimento, che emozioni durante la sua evoluzione, in bottiglia così nel bicchiere, da apprezzarne anche la variabilità da una bottiglia all’altra, in una parola deve “sorpendere”! Se non sa trasmettere questo è un vino morto, spento.

Meteri non ricerca vini assoluti, perfetti, inseriti in schemi precostituiti o dai colori, sapori, sensazioni sempre uguali. Predilige la bevibilità e soprattutto la rappresentazione del terroir e di chi li produce.

Una rappresentazione che si ritrova nel bicchiere, con vini rari, unici, a volte irripetibili e da vitigni poco diffusi. Vini da vecchie vigne, produzioni non di massa, sostenibili per l’ambiente circostante, da vigneti immersi tra boschi, alberi, dove regna la biodiversità.

L’anima di Meteri forse è quella di Raffaele Bonivento per la sua profonda conoscenza di queste piccole realtà, una conoscenza che si tocca con mano e si sperimenta ascoltando i suoi racconti, quando sembra di essere là con i protagonisti delle sue storie.

Ex Manger fashion & luxury, Raffaele ha partecipato all’organizzazione delle prime edizioni di Villa Favorita.

Dopo più di dieci anni è ancora in giro a fotografare e scrivere di territori, produttori e aziende per le Edizioni Porthos, tra Francia, Italia, Slovenia ed Austria. Questi viaggi e il contatto con i produttori più impegnati in questo mondo lo portano a maturare l’idea Meteri e “la necessità di rinforzare il ponte tra gli appassionati di questo modo di bere ed i produttori di tutta Europa”.

I suoi “Ambasciatori del Terroir” sono quei vini che “esprimono nel bicchiere la concentrazione del territorio, ne rivelano le sfumature, vanno oltre la prima percezione olfattiva. Sono spesso imprevedibili, inaspettati e rivelano la loro personalità fuori dal coro. Regalano sensazioni minerali e a volte lunghezza e tensione. Sono il vettore dell’incessante lavorio delle radici”.

Impossibile presentare tutta la squadra ma qualcuno di sicuro:

Nino Barraco da Marsala, Sicilia e i suoi Zibibbo, Grillo e Cataratto o i suoi rossi Nero d’Avola e Pignatello (alias perricone), 15.000 bottiglie da agricoltura naturale non certificata, vigne fino a 40 anni.

Frank Cornelissen, un belga approdato alle pedici dell’Etna, alcuni suoi vini sono storia, mito, nessuna concimazione né diserbo né trattamenti, tanta biodiversità e zolfo e rame quanto basta. 60.000 bottiglie prodotte da vecchie vigne (55/105 anni) come il Rosso del Contadino o il Munjebel®, nelle versioni bianco o rosso, ma soprattutto l’iconico cru del vigneto Barbabecchi, 900 metri sul livello del mare, a piede franco del 1910,  il Magma® 2013.

Carlo Tabarrini di Cantina Margò da Perugia, vecchie vigne, nessun diserbo, né concimi, né antiparassitari. Solo 4.000 bottiglie prodotte, come il Margò Fiero Bianco Umbria Grechetto o il Margò Regio Bianco Umbria Trebbiano ed il Margò Rosso Umbria Sangiovese.

Direttamente da Punta dell’Ufala sull’isola di Vulcano, Paola Lantieri e la sua straordinaria Malvasia, sia in versione passita, Malvasia delle Lipari Passito DOC, sia l’ultima nata in versione secca, la Malvasia delle Lipari secca.

Dalla Val di Chiana Francesca Di Benedetto e Chiara Innocenti di Tunia e i loro vini biologici. Da ricordare il Chiassobuio, Sangiovese con aggiunta di Colorino e Canaiolo, ed il Cantomoro, un Cabernet Sauvignon in purezza.

La new entry Æsthesis di Andrea Fiorini Carbognin, che ha un obiettivo ben preciso, produrre il Soave che non esiste, il Garganuda, ovviamente Garganega in purezza, vendemmia manuale, pressatura soffice e fermentazione spontanea. Tutto questo per una presa di coscienza verso il suo territorio, no diserbanti, né trattamenti sistemici ma solo quelli biodinamici.

La Garganega è anche la passione di Stefano Menti da Gambellara, Vicenza. Nei suoi vini si ritrova tutta la mineralità dei terreni vulcanici della sua zona. Vini da agricoltura biologica e biodinamica non certificata, 40.000 bottiglie di “Vino volutamente declassato”, come recita una sua famosa Tshirt indossata in tante occasioni, per porre distanza dal mondo delle denominazioni ma grande vicinanza ai vini di territorio. Da uve Durella ottiene Omomorto Durella Surlie Frizzante, Omomorto Spumante e il metodo classico Omomorto MC non sboccato Spumante, mentre dalla Garganega in purezza il Riva Arsiglia da vigne vecchie, il Monte del Cuca, vino bianco che fermenta sulle proprie bucce e affina per almeno due anni sui propri lieviti, il passito Albina ed il Vin de Granaro, un vino dolce che non è altro che un passito che fermenta in botte scolma (caratelli).

Dalla Francia l’eclettico Jean-Pierre Robinot e Les Vignes de l’Ange Vin. I suoi vini portano in un’altra dimensione, avvolgono tutti i sensi, ogni anno sono una continua scoperta. Come Charme du Loire, lo Chenin Blanc da vecchie vigne, 24 mesi di affinamento sulle fecce fini, zero solfiti aggiunti, o Les Annes Folles Pineau D’Aunis Cuvée Special, uno spumante ancestrale dalle migliori uve di Pineau d’Aunis. Rifermentato in bottiglia sui suoi stessi lieviti, sboccato “à la volée”, zero dosaggio, senza solfiti. Continuando con il Pineau D’Aunis, il Nocturne, da vigne ottantenni, o la Cuvèe Camille, un vero viaggio nel passato alla ricerca delle vigne piantate oltre un secolo fa o il Lumiere de Silex, lo Chenin blanc affinato per oltre 7 anni in vecchi legni.

All’interno delle AOC Touraine e Touraine-Chenonceaux troviamo Vincent Roussely e il suo “Clos” biodinamico. Tanto Sauvigno Blanc con Le Clos Sauvignon, ma ben rappresentato anche il Pineau d’Aunis, sia vinificato rosato da una vigna di più di 70 anni sulla collina di Angè sur Cher, Irreductible Pineau D’Aunis Rosè che insieme a Cot, Gamay, Cabernet Franc nel Irreductible Cuvee Rouge, tutti e 4 vitigni da un unico vigneto, vendemmiati e vinificati separatamente con lieviti indigeni e successivamente assemblati.

Questi sono solo alcuni dei produttori di vino distribuiti da Meteri, per scoprirli tutti basta seguire le degustazioni e gli incontri che Raffaele e i suoi organizzano in giro per l’Italia per far conoscere questi vini che in fondo son speciali nella loro naturalità.

Una storia che sembra una favola, e quindi per chiudere in tema, degustiamo Morgana, una birra artigianale col fondo ad alta fermentazione non filtrata, non pastorizzata, prodotta con l’acqua delle sorgenti della zona di Morgano (in Provincia Treviso), da qui il nome scelto da Andrea Zanatta e Francesco Zorzetto, i due amici che meno di 10 anni fa han deciso di avventurarsi nel mondo dei “mastri birrai .

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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