Cala il sipario sulla 24° edizione del Merano WineFestival [PARTE II]
Articolo pubblicato a dicembre 2015 su sezione cucina ilgiorne.it (LorenzoVinci) (https://goo.gl/YJe22B)
Ritorniamo a parlare della ventiquattresima edizione del Merano WineFestival, appena conclusasi, per rimembrar i ricordi diVini che ci accompagneranno fino alla prossima edizione.
Si parte con un Südtirol sempre al Top, trascinato dall’eccellenza dei suoi bianchi ma con qualche divagazione in salsa rossa, un piccolo territorio che riesce a produrre grandi vini grazie ad una cultura enoica che arriva da molto lontano, e nonostante rappresenti solo l’1% della produzione vinicola nazionale, poco più di 5000 ettari vitati quasi totalmente soggetti al disciplinare DOC, rimane la regione con il maggior numero dei riconoscimenti delle principali guide nazionali (e non) in relazione alla superficie vitata.
Una molteplicità di produttori, si va dal piccolo indipendente alla cantina sociale passando dalle grandi aziende ma tutti accomunati dal grande rispetto del proprio territorio. In ordine sparso abbiamo lo Chardonnay “barricato” 2012 Linticlarus di Tiefenbrunner o il biodinamico Sauvignon Blanc Lieben Aich 2013, intenso e dal frutto molto maturo di Manincor del Conte Michael Goëss-Enzenberg, il cui sogno è diventare autonomo anche da un punto di vista energetico senza mai perdere di vista l’attenzione per chi lavora con lui la sua terra.
Sul tema della sostenibilità difficile non identificare il “poliedrico” Alois Lageder come la figura di riferimento nell’evoluzione qualitativa enologica dell’Alto Adige o come uno dei pionieri della biodinamica, con lui si potrebbe chiacchierare delle ore su tutto, dall’arte contemporanea alla gastronomia, dal turismo al suo Südtirol, così come trattare di temi sociali. “Qualis pater, talis filius” vale anche per la famiglia Lageder visto che Clemens durante quest’edizione ha portato in alto la bandiera dell’azienda. Il Löwengang Chardonnay 2012 trascorre quasi 2 anni in barrique tra fermentazione e affinamento, l’uso della botte ha il solo scopo di fare in modo che il vino stia sulle proprie fecce nobili, per acquisire struttura, complessità e favorire i caratteri peculiari del vitigno e non per “estrarre il legno”. Molto importante durante il batonnage l’effetto delle fase lunari. Grande eleganza e rotondità per il Krafuss Pinot Noir 2011.
Si vola al di là delle nuvole con la donna del Vino dell’Alto Adige, Elena Walch, il Beyond The Clouds 2013, e la sua “ricetta segreta” a base di Chardonnay e degli altri migliori vitigni bianchi dell’azienda.
Fuori concorso le due più famose “Kellereigenossenschaften”, (“Cantine sociali”), Kellerei Terlan, la cooperativa di produttori di Terlano, e a soli pochi chilometri, ad Appiano sulla Strada del Vino, probabilmente il più importante comune vitivinicolo del Südtirol, la cantina St. Micheal-Eppan.
La prima, punto di riferimento dell’enologia nazionale per quanto riguarda la longevità dei propri vini bianchi, ha presentato il Quarz 2013, un Sauvignon Blanc che cresce su terreni di origine vulcanica con la principale caratteristica di mineralità e persistenza ed il Nova Domus Riserva 2013, cuvée da uve Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc, al palato molto complesso, quasi cremoso.
La seconda è ancora gestita dal 1977 dal winemaker Hans Terzer, presidente dei “Kellermeister dell’alto Adige-Südtirol”, considerato tra i più rinomati esperti di vini bianchi d’Italia. Il MWF è stato l’occasione per regalarci un “vino da sogno”, cullato per quasi 30 anni, quando nacque l’idea. Per produrlo Hans aveva bisogno di uve di qualità eccellente provenienti da vecchi vigneti e così ha atteso tutto questo tempo.
Appius, il cui nome deriva proprio dalla denominazione di Appiano ai tempi dell’antica Roma, è la prima cuvée prodotta nella cantina di San Michele Appiano, non è noto saperne la composizione poiché ogni anno rappresenta una sorpresa. In questo seconda edizione, millesimo 2011, il protagonista principale è una delle varietà d’uva più importanti della Cantina di San Michele-Appiano:, il Sauvignon, accompagnato dallo Chardonnay e dal Pinot Grigio. Solo 5000 le bottiglie prodotte!
Non è Merano senza TrentoDoc, quel metodo classico di montagna in grado di trainare un’intera regione vitivinicola. Un vino che, a partire da quelle prime 200 bottiglie prodotte da Giulio Ferrari nel 1902, è diventato uno degli spumanti più apprezzati al mondo, sia dagli appassionati bevitori sia dalla critica, un riconoscimento documentato dai moltissimi premi internazionali ottenuti dalle cantine afferenti all’l’Istituto Trento Doc.
Il Trentino però non è solo TrentoDoc come dimostra l’Azienda Vinicola F.lli Dorigati, al cui timone oggi vi è la quinta generazione, Paolo e Michele. Vero che i due cugini sono conosciutissimi grazie ad un’icona del Trento Doc, il Brut Riserva Methius (2009 il millesimo presentato), tra i più longevi metodo classici italiani, proprio in questi giorni ho degustato alcune loro annate che han sostato sui lieviti per più di 25 anni, ma qui a Merano grazie ad una mini verticale del loro Diedri Teroldego Rotaliano Superiore Riserva, han fatto apprezzare a tutti la bontà di questo vitigno.
Di Cantine Moser e del 51,151 Brut Trento DOC si son spese tante belle parole e nei prossimi anni si parlerà del fiocco rosa appena presentato, il Trento Doc Rosé extra Brut 2011, pinot nero in purezza. Ma per diventare una solida casa spumantistica ci voglion molte risorse, per cui potremmo ringraziare i loro bianchi il Gewürztraminer 2014, il Riesling Renano 2014 e soprattutto il Moscato Giallo Vigneti Delle Dolomiti 2014, tutti vinificati secchi perché così vuole la tradizione.
Dalle Cantine Monfort a Maso Cantanghel, in questo modo Lorenzo Simoni con il figlio Federico, ha fatto rivivere la storia centenaria dell’omonima azienda agricola della Valsugana. Il Sotsas Cuvée Bianco 2012 (40% Chardonnay, 40% Pinot Bianco, 20% Sauvignon Blanc) è il connubio di tre terroir e tre vitigni. Lo Chardonnay, che fermenta e affina in legno, proviene dai terreni vulcnanici dalla Val di Cembra, il Pinot Bianco è coltivato a Pergine Valsugana su terreni ricchi di quarzo mentre il Sauvignon Blanc dell’alta Valsugana cresce su terreni calcarei.
Un tour in Toscana, dalla costa alla Maremma, da Bolgheri al Chiantishire passando per Montalcino, ci ha restituito una regione più rossa che mai ed in gran forma.
La mini verticale (2011, 2009, 2006) del D’Alceo, 85% Cabernet Sauvignon, 15% Petit Verdot di Castello dei Rampolla, per me rappresentano i migliori rossi degustati al MWF insieme al Brunello di Montalcino Riserva 2005 di Cupano.
Come sempre restando nel Chianti si centra in pieno il bersaglio degustando il Classico Gran Selezione 2011 San Lorenzo del Castello Di Ama o il Badia a Passignano 2010 dei Marchesi Antinori.
A Bolgheri si assiste sempre ad una bella partita tra la purezza del Messorio 2012(Merlot) e Paleo Rosso 2012 (Cabernet Franc) di Le Macchiole ed il taglio bordolese dell’Ornellaia Bolgheri Superiore 2012.
Infine una menzione di merito dalle Colline Pisane di Riparbella per il biodinamico Caiarossa, uvaggio delle 7 varietà presenti in azienda (Cabernet Franc, Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, , Alicante e Syrah). Il millesimo 2007 è strepitoso per la sua eleganza, la sua lussuriosa morbidezza, ma soprattutto sensualità!
Dalla Valtellina un vino un po’ fuori dagli schemi, uno “Sfursat non Sforzato” il Lècia Vigneti Urbani 2012 di Rivetti&Lauro. Un “Nebbiolo delle Alpi” i cui grappoli appassiscono in un fruttaio all’aperto a 1500 metri, la fermentazione avviene in piccolo botti di legno, la sua particolarità è l’affinamento, oltre due anni in barrique in alta montagna, a Bormio 2000, nella malga di Emanuele, l’enologo dell’azienda.
In chiusura una nota sui folletti di casa Lis Fadis ed in particolare il “Gian”, l’amico dei menàus, i boscaioli carnici che aiuta nel loro lavoro grazie alla sua grande forza e struttura. È un Merlot dal “peduncolo rosso” dei Colli Orientali del Friuli, prodotto solo nelle migliore annate, dalla resa bassissima, solo 30/35 quintali per ettaro, un prezioso tesoro di solo 1000 bottiglie per il 2011. Al palato è molto fresco e dal tannino dolce ed elegante.
Spunti di storie famigliari, di ispirazioni, sfide ma anche di sentori e sapori, Merano Wine Festival è anche questo, il vino che diventa un racconto di vita!
[Photo Credit: Antonio Cimmino]Alois Lageder, Azienda Vinicola F.lli Dorigati, Cantine Monfort, Giulio Ferrari, Hans Terzer, Helmuth Köcher, Kellerei Terlan, Lis fadis, Merano Wine Festival, Moser, Rivetti&Lauro, San Michele Appiano, Tiefenbrunner