GIEMME – Quote rosa nel mondo del vino? No grazie!

Articolo pubblicato a marzo 2015 su Gastronomiamediterranea.com (https://goo.gl/Acf94e)

E’ sempre un piacere, oltre che un onore, parlare delle “Signore del Vino” che non hanno certo bisogno di quote rosa per affermare la loro grandezza e forza. Se poi si decide di farlo nel giorno ufficiale della celebrazione della donna, non è né per retorica né per moda, ma per un mio personale contributo a ciò che le donne hanno realizzato e continuano a fare all’interno delle realtà vitivinicole in cui operano.

Numerose sono le testimonianze di successi al femminile sia ai vertici di aziende familiari che di loro fondazione (circa il 30% del totale), un numero che tende ad aumentare e a farsi strada in un mondo storicamente maschile.

La presenza femminile in ambiente vitivinicolo non si racconta certo in una manciata di righe. Meriterebbe l’ampio respiro di un libro che magari prima o poi farò mio, vista l’importanza del lavoro che svolgono a favore della crescita e valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti.

Proverò a raccontare la storia di alcune donne e dei loro vini.

Si parte dalla Toscana con Donatella Cinelli Colombini, Vice Presidente dell’associazione nazionale Le Donne del Vino; nata nel 1988, conta oggi 650 iscritte, in rappresentanza di tutte le categorie della filiera vitivinicola, dal vigneto alla cantina, dalla tavola alla comunicazioneDonatella è anche a capo dell’azienda Casato Prime Donne una cantina di e con sole donne, tra cui sua figlia Violante.
Tra i suoi vini più rappresentativi il Brunello di Montalcino DOCG 2008, storica espressione di un terroir che ha sempre prodotto vini molto eleganti. Un vino “essenziale” per le caratteristiche che racchiude sia al naso che al palato: piccoli frutti di bosco, una speziatura dolce che si trasforma in un sentore balsamico di tabacco e liquirizia. In bocca è fresco e minerale, accompagnato da un tannino molto progressivo. Un vino croccante, che ha molto tempo davanti a sé per crescere ancora.

Spostandoci al sud incontriamo un’altra donna di grandi capacità e competenze, Daniela Mastroberardino, di Terredora, la “Premier Dame” del Movimento Turismo del Vino, associazione no profit nata nel 1993,  che annovera circa 1000 cantine d’Italia, selezionate sulla base della qualità dell’accoglienza enoturistica.
Il vino che la rappresenta è il Taurasi Fatica Contadina DOCG 2007, un aglianico elegante che ha mantenuto intatte le sue caratteristiche di incisività e personalità. Un microclima garantito dalla vicinanza al golfo di Napoli e a Salerno e un terroir che gli dona una nota minerale che emerge con una sensazione di terra. Al palato ha un ottimo equilibrio tra alcolicità e acidità, ed un tannino molto espressivo che tende con gli anni ad ammorbidirsi. Un piccolo gioiello di equilibrio e di grande eleganza in quest’angolo della Campania.

Veneto in grande spolvero con Camilla Rossi Chauvanet dell’Azienda Massimago, una vera start-up per quel che riguarda il vino che ha solo 10 anni di vita, nata praticamente da zero da un’idea di Camilla quando aveva 20 anni e anche in questo caso quasi tutta al femminile. Capace in pochissimi anni di diventare un punto di riferimento per quella “nouvelle vague” che ad oggi dà all’Amarone della Valpolicella un’interpretazione meno classica e tradizionale, forse più vicina ai giovani per farli appassionare a questo meraviglioso mondo. Il suo Amarone della Valpolicella DOCG 2010 è un vino molto verticale, fresco, che va “respirato” per la sua complessità e la finezza dei profumi che trasmette.

Questa regione è anche terra di grandi movimenti naturali, biologici, biodinamici, sostenibili e “indipendentisti”, per questo Matilde PoggiPresidente del Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ha lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani.
Matilde è molto legata alla sua zona, come lei stessa afferma “tutto quello che faccio in vigna è teso al rispetto e alla conservazione di quelle espressioni uniche e irripetibili di territorialità che solo nei miei vini ritrovo” e si definisce un po’ la custode della sua terra, con l’obiettivo un domani di poterla consegnare alle sue tre figlie, che a loro volta la custodiranno per le generazioni future.
Il vino che parla di lei ha un solo nome, il Bardolino Classico Brol Grande Azienda Agricola Le Fraghe,da uve Corvina e Rondinella con i suoi di frutti di sottobosco, note balsamiche ed una leggera speziatura sul finale. Elegante, morbido e con una corretta acidità che lo rende molto equilibrato in bocca.

La Filosofa delle Anfore la troviamo in Trentino. Elisabetta Foradori, da oltre 30 anni si dedica ai suoi vini o meglio ai suoi tanti “figli”, come ama definirli, perché li segue personalmente dalla vigna alla cantina. Da circa 10 anni l’azienda agricola lavora in regime biodinamico, tutto quello che produce è scandito dal ritmo di Madre Terra. Le scelte produttive naturali e le qualità femminili quali l’accoglienza e l’attenzione si ritrovano tutte nei suoi vini.
Il suo Morei, che significa moro, scuro in dialetto trentino, fermenta e affina sulle bucce in anfora (tinaja di Villarobledo) in modo che il passaggio da uva a vino non subisca ingerenze e trasmetta così il solo carattere della terra e della varietà.

Il rispetto, come valore fondamentale nella vita, diventa una componente anche nella vigna o in cantina per Paola Lantieri.
La cura e l’amore per la terra, per i suoi frutti, per chi ci lavora, sono le parole d’ordine di questo medico che dall’Ospedale di Palermo, in una modalità completamente autodidatta, intraprende questa nuova avventura sulla meravigliosa isola di Vulcano.
Paola fa di queste parole una vera filosofia di lavoro, non interviene in cantina più di quanto sia strettamente necessario, garantendo così ogni anno un prodotto unico e diverso. Come unico e speciale è sempre l’ospite che approda da lei, sull’isola siciliana.
La sua storia è una vera favola: la casa rosa, tanto ammirata nelle vacanze a Vulcano, viene poi comprata e dal 2003 comincia la produzione.
Il legame con l’isola, la sua campagna e lo stupore quasi infantile con cui vive la vendemmia, la potatura, gli stecchi che ritornano frutto, che ridonano vita sono gli ingredienti da cui nasce la sua Malvasia delle Lipari, un mix esplosivo di sole, terra e mare!

Dalla Sicilia si risale in Toscana, dalla madre di uno tra i miei vini preferiti, Il Caberlot del Podere Il Carnasciale di Bettina Rogosky.
E’ facile credere che il Caberlot sia un uvaggio di Cabernet e Merlot, mentre la storia è decisamente più romantica.
Nel 1986 Bettina e suo marito Wolf, scomparso nel 1996, si trasferirono in Toscana, a Mercatale Val D’arno Italia, con l’idea di fare un vino diverso dagli altri. Piantarono un ibrido varietale naturale di Cabernet Franc e Merlot scoperto negli anni Settanta in un vigneto nei colli euganei.
Prendendo spunto da un vecchio spot, se per riempire una bottiglia grande non ci vuole un vino grande ma un “grande vino”, il Caberlot non può che presentarsi solo in Magnum, riconoscibile così ad occhi chiusi!

Piccole storie di grandi donne che mostrano uno spaccato dell’enologia italiana fatto non solo di lavoro duro nei campi, di scelte vincenti, di territori generosi, di una natura prodigiosa ma anche di tanta sensibilità, accoglienza, intuito, delicatezza, cura, passione, determinazione, forza di volontà e di quella bellezza che solo una donna può avere in tutte le sue manifestazioni.

Grazie ragazze, per rendere questo vino oltre che buono, completo!

[Photo Credit: Homepage ufficiali, Aziende citate, Movimento Turismo del Vino, Paola Giagulli]
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