Rosso Vinitaly … ma in Rosa grazie alla FISAR

Il Vinitaly, come già ho avuto modo di scrivere, è anche una “manifestazione tra le manifestazioni”. Una tra quelle che si sta facendo spazio all’interno della kermesse veronese e a cui è sempre un piacere (non solo per il palato!) partecipare è la Tavola Rotonda, con annesso wine tasting,de i “Grandi vini rossi italiani…giovani produttrici” organizzata da FISAR in ROSA, tenutasi il 6 aprile, giornata inaugurale della fiera.

Sei giovani e appassionate produttrici ci hanno deliziato con i loro vini rossi, ottenuti da vitigni autoctoni, provenienti dai territori più rappresentativi d’Italia. Un lungo e fantastico viaggio da nord a sud, isole comprese!

La Tavola Rotonda organizzata da Luisella Rubin, consigliere nazionale FISAR in ROSA e referente dell’evento, ha voluto testimoniare la sempre crescente presenza delle donne nel mondo vitivinicolo italiano, soprattutto ai vertici di aziende familiari o di loro fondazione.

FISAR in ROSA è un progetto che nasce proprio per favorire il coinvolgimento delle donne in questo settore, sull’intera filiera, sommelleria compresa, e si affianca a realtà già esistenti come l’Associazione delle donne del Vino.

Un ruolo difficile, quello ricoperto da queste donne, se si pensa al tradizionale stereotipo maschile nel mondo del vino (e non solo!), abilmente conquistato grazie a qualità prettamente femminili quali dedizione, empatia, rispetto per gli altri (natura compresa) affiancate a doti di comunicazione e ad una sensibilità più naturale ad odori e sapori che ne agevolano la degustazione.

Il risultato? Sei eccezionali vignaiole con i loro altrettanto grandi vini rossi autoctoni: Francesca Planeta, Valentina Argiolas, Violante Gardini, Sara Vezza Saffirio, Daniela Mastroberardino, Camilla Rossi Clavaret, moderate da Gladys Torres (giornalista e sommelier FISAR ) e con la presenza di Karen Casagrande, FISAR Ambassador e Miglior Sommelier 2010 che ci ha guidati in questo viaggio sensoriale. Unico uomo “ufficialmente” infiltrato tra le casacche in rosa, il presidente FISAR, Mario Del Debbio.

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Un viaggio, come la Sommelier stessa ha ammesso, con nomi importanti, vini forti, incisivi ciascuno dei quali con una passione da trasmettere, come l’essenza delle produttrici rispettando sempre e comunque le terre da cui provengono. Dei vini che hanno bisogno di essere guardati nella loro longevità, essendo molto giovani, ma che hanno già il loro ben definito “carattere”.

Partendo dal Sud, iniziamo dal siculo Santa Cecilia 2009 Nero D’avola DOC Noto, presentato da Lilli Locascio, in sostituzione di Francesca Planeta, che ha tenuto a sottolineature come nei progetti di Planeta vi è quello di continuare a recuperare e valorizzare altri vitigni autoctoni non ancora balzati all’onore del pubblico.

Il nero d’avola si presenta di un colore rubino carico, al naso subito si percepisce la mineralità tratta dal mare, che progressivamente si stempera nel cuoio, quella piccola nota animale che si accompagna invece a delle speziature come il tabacco e la liquirizia che si ritroveranno al palato. Nel momento in cui si inizia a roteare il bicchiere si scatena tutta l’intensità del colore e man mano che il vino si ossida vengono fuori quei sentori legati a questa forza come la frutta matura delle prugne e delle amarene che emergono immediatamente. In bocca si sente subito la gioventù e l’agilità, cioè una freschezza immediata con una salivazione continua, non tralasciando il vigore del tannino, ancora un po’ ruvido con una sensazione leggermente amara. Tutto questo è la tradizione e la cultura della terra, è la Sicilia da cui proviene.

Dalla Sicilia alla Sardegna, con Valentina Argiolas e il suo Turriga 2009 IGT Isola dei Nuraghi che esprime energia, irruenza quasi primordiale che affonda le radici nella terra di origine proprio come ciò che trasmette Valentina. In questo vino, infatti, riconosci e mastichi il vigore e la profondità della terra che lo genera, che ne marca la personalità e particolarità. Un bel rubino carico, buona scorrevolezza ma di consistente corposità. Al naso risulta floreale, non immediatamente distinguibile, con profumi legati alla macchia mediterranea ed ai suoi arbusti. Mineralità sempre presente, stavolta non si sente il cuoio, ma piuttosto le erbe aromatiche quasi balsamiche che si sposano benissimo con dei piccoli frutti delicati e complessi. In bocca entra con estrema agilità anche se è ancora forte l’acidità che lo sostiene. Il tannino è ampio e vellutato e sul finale leggermente asciutto, al palato ad una dolcezza iniziale si accompagna una pienezza molto evidente, persistente quasi da sentire (e “masticare”) al palato il sapore della terra.

Ed ora spazio al Brunello di Montalcino DOCG 2008 di Donatella Cinelli Colombini Az. Agricola Casato Prime Donne. Già dal nome dell’azienda si intuisce che stiamo parlando di una cantina di e con sole donne. Donatella era rappresentata da sua figlia Violante Gardini. Siamo in Toscana, davanti ad un vitigno “più nobile”, storicamente una terroir che ha sempre espresso vini molto eleganti , che si presenta di un colore granato con riflessi di rubino ma non molto carico. L’aggettivo migliore che rappresenta questo vino è “essenziale” per le caratteristiche che questo vino racchiude, sia al naso che al palato.

Al naso sentori di frutta rossa (ciliegia ma soprattutto i piccoli frutti di bosco) non prevalente, perché pian piano si percepisce una speziatutra dolce, cannella in primis, chiodi di garofano che si trasformano in un sentore balsamico di tabacco e liquirizia. In bocca è fresco, si ripresenta il frutto rosso che si accompagna ad una mineralità e ad un tannino molto progressivo, che conduce tutta la degustazione. E’ un vino croccante, sembra di assaporare i piccoli frutti rossi con la percezione chiara che questo vino ha bisogno ancora di tempo per “crescere”.

A seguire le Langhe rappresentate da Sara Vezza Saffirio, con il Barolo DOCG Riserva 2008 Millenovecento48, un vino di grande eleganza e di estrema delicatezza, il più materno tra quelli degustati (magari influenzato dallo stato interessante di Sara durante l’evento?!?) soprattutto perché avvolge sia naso che palato e racconta la storia del nebbiolo e della terra di Langhe, con le sue viti ultracinquantenni, come si farebbe ad un bambino.

Si presenta con il classico rosso granata, abbastanza trasparente, già dalle lacrime si percepisce una buona struttura alcolica. Al naso è un connubio di profumi, molto equilibrato, e solo roteando il bicchiere in modo persistente vengono fuori le note fruttate dolci, ciliegia ma soprattutto fragola, ed uno speziato dolce ma molto delicato, il cacao, ed una frutta secca come le mandorle e le nocciole. Ma la sua vera forza è al palato con un’evidente acidità smorzata da una componente polialcolica vellutata ed un tannino morbido ma di grande persistenza. Tutto questo è merito di una vigna che ha saputo dosare e gestire, in tutti questi anni, la propria forza ed energia.

Spazio ora al “Presidente” del Movimento Turismo del Vino, Daniela Mastroberardino, di Terredora che ha proposto il Taurasi Fatica Contadina DOCG 2007, un’annata molto calda che ne ha determinato eleganza senza perdita di incisività e personalità, proprie del vitigno Aglianico. Il microclima garantito dalla vicinanza al golfo di Napoli e a Salerno, la posizione dei vitigni sulle colline dell’Irpinia, il riposo in cantina ha permesso di affiancare alla classica “esplosione” sentori molto più evoluti rispetto alle precedenti degustazioni.

Si presenta di color granato con riflessi chiari, il naso è estremamente incisivo, e anche se è più evoluto si sentono lo stesso gli aromi primari con un frutto maturo (prugna, confettura), sensazioni speziate ma non terziare che fanno emergere quel ricordo balsamico dato dalle erbe aromatiche. Con una nota di cuoio un po’ animale che si stempera in una sensazione di pepe e tabacco, e non si può tralasciare la nota minerale che emerge con una sensazione di terra, di pietra focaia. In bocca rilascia una nota di affumicato, con un ottimo equilibrio tra alcolicità e acidità, la struttura è sorretta da un tannino espressivo che si sta ammorbidendo. Un gioiello di equilibrio e di grande eleganza in quest’antro della Campania.

Last but not least Camilla Rossi Chauvanet e il suo Amarone della Valpolicella DOCG 2010 dell’Azienda Massimago, una vera start-up che ha solo 10 anni di vita, nata praticamente da zero.

Un vino molto verticale, fresco, lasciato per ultimo perché bisogna fermarsi un attimo e fare un bel respiro profondo, va “respirato” per la sua complessità e la finezza dei profumi che trasmette.

È un vino che ci deve far emozionare, al naso frutta rossa arricchita dall’amarena, dalla ciliegia, dalla prugna, dalla fragola e dal lampone, seguita dal floreale che rappresenta la grande potenza di questo vino. Un floreale difficile da riconoscere (forse solo Karen ci riesce!) fatto di viole, giacinti e rose seguito da un boisé delicatissimo ed uno speziato dolce di cacao e foglie di tè che avvolgono questa speciale e deliziosa sensazione. In bocca un grande spessore polialcolico ed una estrema dolcezza, grande acidità e l’irruenza dei giovani virgulti. Un vino che negli anni evolverà e maturerà.

Una tavola rotonda trasformata in una tavola di Monet, un paesaggio impressionista in cui queste straordinarie donne hanno rappresentato luoghi e scenari, sensazioni ed emozioni legate al loro lavoro, alla loro vita.

Un paesaggio in cui ritrovare l’Italia intera, terra di grandi contraddizioni ma di immancabili passioni, il vero motore di una produttività ancora pulsante.

Grazie ragazze!

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