VinNatur 2014! n-sima edizione di successo con n=11
Dal 5 al 7 aprile 2014 si è tenuta a Monticello di Fara, vicino Vicenza, nella splendida cornice della villa “La Favorita”, l’edizione numero undici di “VILLA FAVORITA”, l’evento organizzato dall’associazione viticoltori naturali VinNatur, una tre giorni totalmente dedicati al vino naturale prodotto nel rispetto della terra e dei suoi ritmi.
Il bilancio di quest’edizione 2014 appena conclusasi è senza dubbio positivo considerando il numero di visitatori soddisfatti. Si sono superate le tremila presenze, di cui un buon incremento della stampa (più di 220 tra giornalisti e blogger), distributori e buyer soprattutto stranieri quali giapponesi, canadesi, olandesi e, interessante scoperta, i paesi dell’Est Europa.
Premiante è stata la scelta di allestire una sala degustazione riservata agli operatori del settore, un ambiente più ‘protetto’ dove potersi concentrare sulla degustazione e confrontarsi sulle caratteristiche dei vini per poi approfondire, in sala con i produttori, gli aspetti prettamente commerciali, oltre che, per enoappassionati blogger come me , approfondire (e divulgare!) anedotti sui più ‘enoeroici” dei vignaioli presenti!
Il successo della manifestazione, specie per i non addetti ai lavori, non era scontato considerando che in concomitanza si è tenuto il Vinitaly 2014 che, tra le novità, prevedeva il debutto di Vinitalbio, salone dedicato ai vini biologici certificati, e Vivit, vetrina esclusiva dei vini artigianali.
In molti hanno preferito questo evento al classico veronese soprattutto per la presenza e qualità di tutti i 140 viticoltori naturali provenienti da 8 paesi: Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Slovacchia, Rep. Ceca, Austria con oltre 600 vini di diverse tipologie e vitigni, molti dei quali autoctoni.
Prodotti gustosi e sfiziosi, provenienti da diverse regioni italiane, sono stati i protagonisti di un padiglione dedicato agli espositori gastronomici doveselezionati artigiani hanno proposto formaggi, salumi, olio, cioccolato di una “sana” agricoltura.
Segnalo tra le prelibatezze il culatello di Fausto Brozzi (Colorno, PR) e, rimanendo in zona, il parmigiano reggiano del Fondo San Giacomo (Carignano Parma), le squisitezze della Baita di Marco Ferrari come l’olio d’oliva extravergine, ottenuto da olive taggiasche, il paté di olive, i funghi sott’olio e la sua fantastica giardiniera ottenuta con le verdure dell’orto di famiglia. Come non menzionare il cioccolato di Passion Cocoa e, nonostante il protagonista fosse il vino, degna rappresentante del suo genere è stata la birra artigianale la Morgana, famosa birra col fondo.
Con un tuffo nel mare di bollicine ho iniziato il mio giroinebriandomi da subito dei sentori di lievito che aleggiavano in quasi tutte le sale di Villa Favorita. Mi è sorto il dubbio che magari fosse semplicemente il profumo proveniente dal laboratorio di panificazione allestito da Esmach, partner dell’evento anche per questa edizione, in cui si sfornava pane da lievito madre con numeri da oltre 800 kg in soli 3 giorni!!
E’ stato come rivivere la finale mondiale di Berlino, Italia-Francia in versione “Sparkling Edition”: i nostri Cà del Noci, Cà del Vént, Casa Caterina e Costadilà contro le Champagne Tarlant, Simon Selosse e Laherte Frères. Devo ammettere una partita difficilissima per i campioni e i fuoriclasse messi in campo da Laherte e Tarlant!
Il primo ha schierato “Blanc de Blancs Brut Nature”, “Brut Tradition” un Millésime 2004 Extra Brut, un “Rosé Tradition” (Pinot Meunier al 50%) e il grande “Les 7 Extra Brut” che utilizza tutti i 7 vitigni ammessi (10% Fromenteau, 8% Arbanne, 14% Pinot Noir, 18% Chardonnay, 17% Pinot Blanc, 18% Pinot Meunier e 15% Petit Meslier) per ricreare il gusto dello champagne di come era 250 anni fa. Terlant invece ha proposto il suo “Zero Brut Nature”, quindi il primo attaccante “La Vigne d’Antan!” 2002, uno Chardonnay piede franco e il sempre verde, seppur non più giovane, “Cuvée Louis” un Extra Brut in omaggio a Louis Tarlant (85% vendemmia 1999 mentre per il restante 15% uve da vendemmie 1996, 1997 e 1998).
L’Italia ha subito risposto agli attacchi della Francia con una squadra all’altezza della situazione. In difesa guidava il grande e grosso Aurelio di Casa Caterina, che ha eretto una diga insormontabile a favore degli italici terroir, schierando tra gli altri ben 4 fustagnoni tutti provenienti dalla Franciacorta: “Cuvée 60 Nature” un blanc de blanc 2009 e 60 mesi sui lieviti, il “Sec Demy Out Style” 2001, famoso come “vino sbagliato” e poi ha sorpreso tutti con la scesa in campo di due Rosé con alle spalle un’esperienza decennale, il “Classic 2004” un pinot nero in purezza e il naturalizzato italiano “Pinot Meunier Antique 2002”.
A centrocampo Antonio e Flavio di Cà del Vént han piazzato, dei Franciacortini molto agili, il “Blanc de Blanc Pas Operé” 2009 e 2010, il “Pas Operé” 2009 (chardonnay 89% e Pinot Nero 11%), e il Pinot Nero “Pas Operé Rosé” 2010. In attacco la coppia autoctona “Riserva dei Fratelli” di Cà dei Noci, una spergola in purezza, ed il Prosecco colfondo o sur lie di Costadilà.
Il risultato finale non lo svelo, ma la conclusione di un bere “buono, sano e consapevole” è la vera vittoria!
Per assaggiare i bianchi sono andato in Austria e precisamente nella Stiria del Sud, facendomi sorprendere dai loro Sauvignon Blanc, una sorpresa forse legata alla mia ‘ingenuità’ su questi vini.
Da segnalare le “Libellule” (dragonfly) Blue e Verdi 2012 di Andreas e Elisabeth Tscheppe, molto freschi, con un frutto molto intenso al naso ed esplosivo al palato, mentre i due Sauvignon Blanc, annata 2008 e 2007, di Biologisch-dynamisches Weingut Tauss sono molto più complessi.
Tra i rossi, a parte i soliti nomi, con l’accezione positiva del termine, per vari motivi di mio personalissimo gusto (Frank Cornelissen, Daniele Coutandin, COS, e Jean Pier Robinot con Les Vignes de l’Ange Vin), mi piace indicare un classico Campano, l’aglianico nella versione “Gioviano – Campania Aglianico I.G.T.” 2012, il “Nero Né Taurasi” 2010 de Il Cancelliere, “l’Amarone 2010” di Corte Sant’Alda e il “Barolo Serralunga” di Ferdinando Principiano.
Con rammarico devo ammettere di non essere riuscito a “testare” tutte le etichette, o comunque non quante avrei voluto. Al primo giro di bollicine (e birra!) il mio “status di ebrezza” non mi ha più permesso di essere obiettivo, ragion per cui chiedo venia per i produttori non nominati J.
Lascio tutti con una promessa, da sobrio questa volta, di tornare l’anno prossimo per dedicarci 2 intere giornate e poter onorare tutti i presenti della mia seppur modesta attenzione!
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